Luca Molinari, 51 anni, titolare a Milano di uno studio di architettura e docente all'Università Vanvitelli di Napoli, tiene su L'Espresso la rubrica che fu di Bruno Zevi e Massimiliano Fuksas.
Lo raggiungiamo telefonicamente a Doha, dove si trova in questi giorni per ragioni di lavoro.
Architetto Molinari, dopo il rogo londinese dobbiamo avere paura dei grattacieli?
«No. I grattacieli, se costruiti nel rispetto delle norme, sono edifici totalmente sicuri».
C'è invece chi ha colto nell'incendio della Grenfell Tower un campanello d'allarme. Come dire: stop allo sviluppo «in altezza» delle metropoli.
«Il rischio, su questo fronte, è che il tema venga ideologizzato».
Si riferisce ai veti degli ambientalisti?
«Ho grande rispetto per le battaglie ambientaliste che negli anni '60 hanno contrastato il sacco edilizio che stava distruggendo città come Roma o Napoli. Ma oggi i tempi sono cambiati».
In che senso?
«Allora non c'erano tutele e vincoli paesaggistici, mentre ora in Italia esistono efficaci leggi di tutela. E quindi un'eventuale «guerra» ai grattacieli sarebbe strumentale, oltre che antistorica».
Eppure in Inghilterra la selvaggia deregulation tra pubblico e privato pare sia proprio all'origine della sciagura che mietuto morte nella Grenfell Tower.
«Ha ragione. A Londra questa problematica è sentita. C'è bisogno di regole più chiare e controlli più rigorosi».
Ieri il suo collega Stefano Boeri, da queste stesse colonne, ha lanciato un appello: i palazzoni popolari costruiti nel nostro Paese negli anni '60-'70 vanno sottoposti ad attente verifiche, perché potrebbero essere a rischio sicurezza.
«Concordo a pieno con Boeri.
Alcuni sostengono che lo skyline «verticale» non faccia parte della tradizione italiana, più votata invece a un modello di sviluppo edilizio «orizzontale».
«Io penso esattamente il contrario».
Motivo?
«Negli ultimi 50 anni le città sono cresciute come volumetria del 60-70 per cento. Capisce bene che dinanzi a una simile espansione l'opzione verticale diventa una scelta obbligata. E poi, anche sul tema della tradizione avrei qualcosa da dire...».
Cioè?
«Se lei prende una qualsiasi stampa di una città italiana del Seicento, vede due elementi: un paesaggio fatto di abitazioni in orizzontale e decine e decine di torri in mattoni commissionate dalle famiglie notabili del luogo».
Dove vuole arrivare?
«Alla seguente provocazione: quando Brunelleschi progettò la Cupola di Santa Maria del Fiore o Michelangelo disegnò la Cupola di San Pietro, entrambi furono fortemente criticati. Ma oggi quelle opere sono considerate tra i maggiori capolavori artistici rinascimentali».
Vuol paragonare i grattacieli realizzati degli archistar alle
opere di Brunelleschi e Michelangelo?«I grattacieli saranno i veri monumenti che lasceremo ai nostri posteri. Ragion per cui dobbiamo impegnarci a farli il più possibile non solo belli e sicuri, ma anche funzionali».
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