Dal testa a testa alla capocciata. La brutale aggressione di Roberto Spada alla troupe della Rai che gli chiedeva conto del suo endorsement pro-Casapound è ormai il primo elemento con cui fare i conti in questo supplemento di campagna elettorale a Ostia, da qui al ballottaggio del 19 novembre. Ma mentre buona parte delle polemiche si incentra su modalità e nettezza della presa di distanza dei «fascisti del terzo millennio» da Spada e dal clan di famiglia, qualcuno sceglie una strada diversa. In particolare il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che praticamente dà per scontata l'assoluta organicità dell'aggressore con Casapound, e lo fa per un motivo. Con il movimento politico di estrema destra che è uscito dalle urne col 9 per cento dei consensi, lo scopo della prima cittadina è attaccare Fdi, chiedendo al partito la cui candidata Monica Picca sfiderà al ballottaggio la pentastellata Giuliana Di Pillo di «dissociarsi» non - come ovvio - da Spada e dal suo gesto, ma appunto da Casapound. «La destra esca dall'ambiguità», ha ringhiato Raggi annunciando la «passeggiata per la legalità» sabato a Ostia, e chiedendo alla Meloni di non accettare i voti di Casapound. Ovviamente decisivi nel ballottaggio, che vede le due candidate separate da appena 3,5 punti percentuali dopo il primo turno.
In guerra, in amore e in campagna elettorale tutto è permesso, ma l'invito grillino allo smarcamento di Fdi dai voti di Cpi come conseguenza del caso Spada è argomento scivoloso per la sindaca pentastellata. Non fosse altro che all'inizio dell'estate del 2015 proprio Roberto Spada, su Facebook, annunciò tra il serio e il faceto l'intenzione di candidarsi alla presidenza del X municipio della capitale. E intervistato da Radio Cusano Campus, che voleva saperne di più, si affrettò a fare marcia indietro, spiegando che la sua era solo un'idea dovuta al disamore della gente per i partiti tradizionali, e accompagnando il tutto con una dichiarazione d'amore per il Movimento 5 Stelle: «Gli unici che, anziché prendere, restituiscono soldi. Già per quest'azione per me hanno vinto: aiutano il popolo. Perché non dargli credibilità? Sono tanti anni che destra e sinistra fanno compromessi e loschi malaffari».
Dunque il fratello del capo del clan Spada non è nuovo agli endorsement, e il primo, clamoroso, lo fece per sposare la causa pentastellata. Oltre alle chiacchiere in radio, Spada in quel periodo condivise anche una foto di Alessandro Di Battista, mostrandosi sedotto dalla rivoluzione a Cinque Stelle. E il tutto nel sostanziale silenzio dei rappresentanti grillini, fino a quando a rompere quel clima un po' così, provvide il grande capo, Beppe Grillo, che arrivando a Ostia per un'altra marcia della legalità penso, saggiamente, di «rimandare al mittente» la promessa del clan di votare per il movimento da lui fondato, spiegando che quel supporto non era affatto gradito.
Che cosa poi abbiano scelto di fare alle urne i membri della famiglia Spada non è dato sapere, ma certo un anno dopo, alle comunali del 2016, la Raggi a Ostia fece incetta di voti al primo turno (43,62 per cento contro il 35,26 del dato cittadino) e sbaragliò Roberto Giachetti al ballottaggio (76,12 per cento di preferenze, contro un 67,15% a livello comunale).
D'altra parte il dettaglio del «primo amore politico» di Roberto Spada non è sfuggito a Giorgia Meloni, che chiamata in causa dal sindaco per scongiurare alleanze con gli «amici» del clan Spada ne ha approfittato per replicare: «Per smentire i bugiardi seriali del M5S - ha risposto la
presidente di Fdi - basta fare una ricerca su internet e vedere come Roberto Spada sia stato un grande sostenitore dei grillini, e lo abbia dichiarato ampiamente. Ma allora, tanto per cambiare, la Raggi pare non abbia capito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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