Roma - Adesso c'è da chiedersi chi, effettivamente, sia sulla graticola. Il chiacchieratissimo (in queste ore) ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi oppure il segretario del suo partito (nonché collega di governo) Angelino Alfano? Se fuori dal Nuovo centrodestra si sprecano i distinguo, gli attacchi impulsivi, le tiepide difese del ministro Lupi, all'interno del suo partito c'è compattezza. Il motto è: difesa ad oltranza, difesa convinta. Semmai alcuni esponenti di Ncd non hanno digerito l'ennesima incertezza mostrata da Alfano. Ieri mattina, ad esempio, era circolata la proposta di far uscire dall'aula di Montecitorio i ministri targati Ncd in plateale protesta nei confronti di un presidente del Consiglio troppo cauto nell'assumere la difesa di un suo ministro. Alfano, però, avrebbe vinto anche questo braccio di ferro, convincendo i colleghi a desistere e a ripensare l'intera strategia di difesa politica del partito e di uno dei suoi esponenti di maggior spicco quale è Lupi.
A proposito di dimissioni, all'interno del partito Nunzia De Girolamo ha portato la sua personale esperienza. Silurata mentre era ministro del gabinetto Letta proprio per gli attacchi ricevuti dagli alleati di governo (tra cui lo stesso Renzi). «Lupi non deve dimettersi - replicava ancora ieri in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera - È solo fango mediatico». Il nostro gruppo, ha spiegato la De Girolamo, è compatto. Sia nella difesa di Lupi che nella meno sottaciuta critica alla gestione Alfano. L'unica mossa a sorpresa possibile, aggiunge l'esponente del Ncd, è l'uscita dal governo nella malaugurata ipotesi Lupi scelga di cedere. La De Girolamo si affretta poi a sottolineare che di opinione personale si tratta (a proposito dell'uscita di Ncd dal governo), ma il malumore nei confronti della pilatesca freddezza di Renzi è un sentimento molto diffuso nelle file del Nuovo centrodestra. C'è anche chi vorrebbe vedere il premier prendere una posizione più netta nei confronti di altri rappresentanti del governo che a differenza di Lupi sono già indagati e, guarda caso, militano nel Pd. Alfano dovrebbe lanciare una sorta di controffensiva al riguardo, suggeriscono in molti.
Il ministro dell'Interno, insomma, dovrebbe farsi portavoce di una campagna che metta sui piatti della bilancia anche i casi (altrettanto spinosi) di Vito De Filippo, sottosegretario alla Salute, Francesca Barracciu, sottosegretario ai Beni culturali, e Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario proprio nel dicastero guidato da Lupi. Tre nomi del Pd, tutti coinvolti in altrettante inchieste giudiziarie. D'altronde è un momento difficile per un partito cui gli ultimi sondaggi riconoscono una quota ben più magra del bottino (già modesto) ottenuto alle Europee, quando si attestò intorno al 4%.
E intanto si intensificano i contatti con Forza Italia per le prossime Regionali. E sono proprio gli esponenti dell'area ciellina di Lupi a spingere in quella direzione. Formigoni, a esempio, insiste nella proposta di «mollare» Salvini in favore di Tosi, per evitare la deriva populista del centrodestra e ricompattarlo in vista di futuri scenari che non escluderebbero l'uscita di Ncd dall'ombra renziana. Il caso Lombardia, d'altronde, risulterebbe la eccezione che conferma la regola. Lì l'alleanza con la Lega è solida semplicemente perché proprio il gruppo di politici vicini a Cl è più forte.
Altrove, invece, la mancanza di alternative all'ombra renziana provocherebbe, sussurrano i più smaliziati di Ncd, l'ennesima emorragia di voti. Ed è curioso notare che anche all'interno della Lega capiscano il crescente nervosismo dentro l'Ncd, tanto che la mozione di sfiducia a Lupi, alla fine, non l'hanno firmata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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