Che famiglia, la famiglia Alfano. Ad Agrigento coltiva i suoi sogni di scalata sociale all'ombra del potere politico, allora incarnato dalla Dc, la Balena bianca che tutti fagocita e con la quale il professor Angelo, docente di licei, diventa consigliere comunale e assessore, legato alla corrente di Calogero Mannino. Poi in Fi, nel Pdl e nell'Udc, dove il figlio Angelino costruisce la sua carriera salendo ai vertici del partito e dei vari governi. Ma anche chi in politica non s'impegnava direttamente, vive nell'ombra di quel potere.
Nell'ultima inchiesta «Labirinto» viene fuori dalle intercettazioni telefoniche prima il nome di Alessandro, fratello minore del ministro dell'Interno e leader Ncd, assunto a Postecom sembra con qualche spintarella interessata di troppo, che già ha alle spalle una serie di «infortuni». Poi quello di papà Angelo, descritto alle prese con una serie di raccomandazioni, 80 dicono le intercettate, sempre alle Poste.
Se si allarga lo sguardo agli acquisiti della famiglia, si scopre che di chiacchiere, sospetti e polemiche ce ne sono stati parecchi anche su di loro. Ne ha suscitati la moglie di Angelino Alfano, l'avvocato Tiziana Miceli, per una serie di consulenze di cui si è occupato il suo studio, comprese quelle che dal 2011 le ha affidato la Consap, concessionaria dei servizi assicurativi pubblici controllata dal ministero dell'Economia.
La moglie di Alessandro Alfano, invece, lavora nell'ufficio comunicazione del gruppo Ncd della Camera. La giovane Flavia Montana è di Lampedusa, l'isola siciliana primo approdo dei profughi. E il padre Lorenzo, ex assessore al Bilancio del comune, finisce nel 2014 al centro di una dura polemica, perché deve andare a dirigere il centro di accoglienza per gli immigrati, chiuso in precedenza per lo scandalo della doccia antiscabbia ripresa dalle tv e passato dalla cooperativa Sisifo alla Confederazione nazionale delle Misericordie, dopo un negoziato della prefettura di Agrigento. Lorenzo Montana dice che è stato scelto per le sue «qualità personali, umane, professionali e intellettuali», ma i più sono convinti che ci sia lo zampino del parente ministro dell'Interno. Così, il suocero di Alfano junior è costretto a rinunciare al vertice del Cspa.
Alessandro è quello che nella famiglia ha il curriculum più ricco di guai. Lo descrivono come ben diverso per carattere dal primogenito serioso. Più estroverso e gaudente, sembra che non si preoccupi molto di mettere in imbarazzo il ministro suo fratello, sgomitando nella sua ombra e pretendendo sempre di più. Classe '65, laurea triennale in Economia a 44 anni con sospetti di esami comprati, in ogni posto dove arriva provoca guai e difficoltà. Contestazioni per il concorso come segretario generale della Camera di Commercio di Trapani lo costringono a lasciare dopo qualche mese. Poi chiede il reintegro che gli viene negato. Contestazioni dopo la nomina a dirigente di Postecom del 2013 (quella di cui si occupa l'inchiesta), costringono l'amministratore Massimo Sarmi ad un audit interno di verificare. Arriva la conferma, ma 2 anni dopo viene trasferito a Poste tributi, mentre cambia il vertice ed arriva Francesco Caio.
Altro trasferimento a Poste e lui fa causa all'azienda per dequalificazione. Si trova un accordo, ma a settembre scorso finisce a Palermo, Area immobiliare Sud. Senza poteri di spesa, ad occuparsi della pulizia degli uffici postali.
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