I pm a caccia di nuove accuse. Arriva l'ispezione di Bankitalia

L'analisi degli 007 su Banca Etruria sarà già oggi in procura ad Arezzo. Tremano gli ex vertici: le sanzioni ora rischiano di trasformarsi in reati

I pm a caccia di nuove accuse. Arriva l'ispezione di Bankitalia

Il nuovo anno può attendere. Gli atti di Bankitalia relativi all'ultima ispezione, quella che contiene anche le 11 contestazioni al padre del ministro Maria Elena Boschi, Pier Luigi, vicepresidente di Banca Etruria nell'ultimo cda, sono già in arrivo all'ufficio del procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi. La relazione dell'ufficio ispettivo sulla visita degli 007 di Bankitalia nella sede Bpel, che ebbe luogo tra il novembre 2014 e lo scorso febbraio, potrebbe essere consegnata già in giornata, e la trasformazione delle contestazioni amministrative che hanno portato alle nuove sanzioni per l'ex management della banca in eventuali rilievi penali fa tremare i polsi a molti dirigenti ed ex vertici. Il tutto al netto dei potenziali cortocircuiti e degli intrecci pericolosi tra inchieste, accuse e polemiche politiche.

La stessa Bankitalia e la Consob sono finite sotto la lente d'ingrandimento dei pm alla ricerca di mancanze nei controlli e nella vigilanza su Banca Etruria, anche se il fascicolo dalla Toscana è diretto a Roma per competenza territoriale. Ma anche Rossi, che ad Arezzo lavora a tutti i fascicoli aperti sulla Bpel, compreso l'ultimo che ipotizza la truffa ai danni di quegli obbligazionisti che hanno presentato denunce, ha i suoi grattacapi per il fascicolo aperto dal Csm sulla sua presunta incompatibilità, per il doppio ruolo di consulente del dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi e titolare di inchieste potenzialmente delicate per la famiglia del ministro Boschi.Il procuratore, che si è difeso ricordando che il suo incarico al Dag, a titolo gratuito, è meramente tecnico, d'altra parte procede spedito a lavorare sui molti filoni d'indagine aperti.

Ora potrà anche spulciare i rilievi dell'ultima ispezione, e come detto proprio quella relazione si occupa pure di Pier Luigi Boschi. Al papà del ministro delle Riforme del governo Renzi viene contestato in primis, come membro del cda, di non aver concluso l'integrazione di Banca Etruria con la Popolare di Vicenza, che a maggio del 2014 aveva annunciato la propria disponibilità a lanciare un'Opa amichevole sull'istituto di credito aretino che invece temporeggiò, fino a quando l'offerta venne ritirata. Una mano a Boschi, per la verità relativa, arriva proprio dal documento di Bankitalia che lo accusa, poiché nessuna delle contestazioni (tra queste anche liquidazioni milionarie, premi concessi ai dipendenti, sprechi in consulenze, organico «inadeguato» per l'ufficio gestione credito deteriorato, carenze nel governo) viene rilevata solo a suo carico, assecondando in fondo la linea di difesa dell'ex vicepresidente che ha ricordato di non aver avuto deleghe operative.Ma mentre il management di Banca Etruria finisce nei guai anche giudiziari per la pessima gestione dell'istituto, gli «esodati del risparmio», ossia gli sventurati clienti della banca che avevano investito in azioni o obbligazioni subordinate poi divenute carta straccia per effetto del decreto salva banche del governo, si organizzano per alzare la voce.

Oggi ad Arezzo è in programma un'assemblea alla Camera di commercio, organizzata dall'Adusbef «per promuovere tutte le iniziative utili per il recupero delle perdite subite».

E domani le «vittime del salva banche» di tutto il Paese manifesteranno sotto la sede di Bankitalia, in via Nazionale, a Roma, sperando anche di essere accolti al Quirinale. «Le chiediamo - hanno scritto al capo dello Stato, Sergio Mattarella - di essere ricevuti in delegazione per confidare ancora, con il risarcimento integrale dei beni espropriati, nell'ordinamento costituzionale».

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