I tagliagole sdoganati da Saviano & c.

Al Nusra sottovalutata da analisti e media che raffigurano Assad come l'unico male

I tagliagole sdoganati da Saviano & c.

Jabat al Nusra, l'organizzazione terrorista a cui appartengono i 14 jihadisti arrestati, non è solo la costola siriana di Al Qaida, ma anche una filiazione dell'Isis affrancatasi dal controllo di Al Baghdadi quando il Califfo ruppe con l'organizzazione fondata da Bin Laden. In Siria si è resa responsabile di orrori e atrocità non diverse da quelle dello Stato Islamico tra cui l'assedio e il massacro dei Cristiani di Maaloula. E ha anche incassato gli undici milioni di riscatto pagati dall'Italia per la liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due sprovvedute volontarie rapite in Siria nel 2014. Eppure nonostante la sua evidente matrice terroristica Al Nusra ha goduto della benevola sottovalutazione di analisti e media occidentali impegnati a raffigurare Assad come il responsabile di tutti i mali siriani e a perorarne l'abbattimento. L'indagine, coordinata dalla Procura Nazionale, oltre a metter fine alla colpevole sottovalutazione di un pericoloso gruppo terrorista, contribuisce a svelare le pericolose bufale rifilate all'opinione pubblica da tanti soloni del giornalismo nostrano. L'esempio più recente è la puntata di «Che Tempo che fa» dedicata alla Siria andata in onda il 25 marzo su Rai Uno. In quella puntata un affranto Roberto Saviano, assecondato da quel campione del pensiero banale chiamato Fabio Fazio, propina agli italiani la favoletta di una Ghouta «terra dei bambini» massacrati dalle bombe di russi e regime siriano. Ovviamente si guarda bene dal dire che i filmati dei bimbi utilizzati per muovere a compassione gli spettatori sono stati girati e diffusi da Jabat Al Nusra e dalle altre organizzazioni alqaidiste egemoni nella periferia di Damasco. E casualmente dimentica le stragi causate dai missili jihadisti lanciati da Ghouta che in quei giorni colpiscono i quartieri cristiani di Damasco. La storia del bimbo Omran non è diversa. Nell'agosto 2016 la foto del bimbo con il volto coperto di sangue e polvere dopo il bombardamento della sua casa di Aleppo Est fa piangere il mondo. Pochi giornalisti fanno notare che quella foto è stata diffusa da Jabat Al Nusra.

E, mesi dopo, quando Aleppo Est è finalmente libera dal controllo dei terroristi, nessuno cita l'intervista in cui il papà rivela come Omran gli sia stato strappato dalle mani da pseudo-soccorritori che invece di medicarlo e portarlo all'ospedale lo offrirono all'obbiettivo di un compiacente fotografo. Lo stesso fotografo che esibiva sul Facebook un selfie scattato in compagnia di due jihadisti autori della decapitazione di un ragazzino palestinese di 15 anni.

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