I taglialingue

I musulmani chiedono, l'Ordine dei giornalisti esegue: Magdi Allam come la Fallaci, a processo per le idee espresse sul «Giornale»

Tutti voi conoscete Magdi Cristiano Allam. Da anni collabora con Il Giornale , dopo essere stato commentatore di La Repubblica e vicedirettore del Corriere della Sera . Il suo impegno civile nella difesa dei valori dell'Occidente è andato oltre il giornalismo, ha attraversato la politica (eurodeputato) e la saggistica. Parliamo di un intellettuale di altissimo livello sul cui capo pende più di una condanna a morte emessa dai capi dei gruppi terroristici islamici di mezzo mondo. Da undici anni vive sotto scorta di primo livello. Cioè non ha vita normale. La sua colpa? Aver puntato il dito contro i principi illiberali e sanguinari dell'islam, aver messo in guardia l'Occidente da una apertura indiscriminata a un mondo, quello islamico, nel quale i confini tra fede, attività politica e terroristica sono ancora molto, troppo labili. E non ultimo ha la colpa di essersi convertito al cristianesimo. Fu Papa Ratzinger in persona, cosa rarissima, a battezzarlo e cresimarlo come riconoscimento a un uomo che tanto ha dato nella difesa della cristianità.

Ciò che per il Papa teologo sono meriti assoluti, per l'Ordine dei giornalisti italiani sono invece colpe gravissime. Gli articoli che Magdi Cristiano ha scritto su questo giornale - direi delle profezie alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni - sono stati considerati dagli zelanti colleghi del nostro gran giurì una «violazione all'obbligo di esercitare la professione con dignità e decoro», che «hanno compromesso la dignità dell'ordine professionale» e «incrinato il rapporto di fiducia tra stampa e lettori». Il capo di accusa è agghiacciante e inedito: islamofobia.

Magdi Cristiano dovrà presentarsi a breve davanti a questo tribunale del popolo e rischia la radiazione su esposto del presidente dell'Associazione degli islamici italiani, il cui avvocato sui loro siti già festeggia la vittoria.

Detto che le idee di Magdi Cristiano coincidono con le nostre e io come direttore mi assumo tutta la responsabilità di averle pubblicate. Detto che siamo orgogliosi di avere Magdi tra i nostri collaboratori e che lo invitiamo a continuare la sua battaglia di libertà e giustizia sulle nostre pagine. Detto che se l'Occidente avesse dato retta alle voci disperate di Oriana Fallaci e Magdi Cristiano tante sofferenze sarebbero state risparmiate a noi e ai milioni di schiavi dell'integralismo islamico. Detto tutto questo mi chiedo come sia possibile che in Italia, nel 2014, un gruppo di giornalisti si permetta di processare le idee di un collega che, per le sue idee, è stato condannato a morte da quello stesso mondo che non essendo riuscito - fino ad ora - ad averne la testa sanguinante oggi ripiega su quella professionale. E noi pronti ad offrirla su un piatto d'argento.

Perché ormai siamo servi, vigliacchi e senza spina dorsale, come scriveva Oriana. Ma non tutti. Non Magdi, non noi, non voi lettori de Il Giornale . Le censure e i patiboli non ci hanno mai intimidito. Figuriamoci adesso e su questo tema. L'islam assassino può esserne certo.

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