I turisti e la fuga (a pagamento) dalle vacanze

Corsa agli aliscafi per lasciare l'isola. Polemiche sui costi dei biglietti

I turisti e la fuga (a pagamento) dalle vacanze

dal nostro inviato a Ischia

La ragazza singhiozza affondando il viso nell'abbraccio del fratello che prova a consolarla e cerca, invano, un fazzoletto. I due sono a pochi metri dalle rovine della loro casa, in attesa che i vigili del fuoco arrivino a scortarli per cercare di recuperare qualcosa tra quelle mura familiari e ormai sconnesse. È la scena di un terremoto, ma sembra guerra. Perché il sisma che due sere fa ha fatto tremare Ischia ha spaventato tutti, ma ha fatto male quasi solo qui, intorno a piazza Maio, nella parte più alta del comune di Casamicciola. I duecento sfollati, le due vittime e i 42 feriti sono quasi tutti di qui, vicini di casa e ora di disgrazia, più qualcuno della vicina Lacco Ameno.

È come se un missile fosse piombato tra questi vicoli, facendo cadere lampioni e murature, sbrecciando muri, spezzando campanili e portandosi via due vite. Solo qui, sopra una delle faglie dell'isola, il terremoto ha sbriciolato abitazioni e muri seminando morte e terrore, risparmiando invece quasi del tutto la vicina Forio, dove pure l'abusivismo edilizio negli anni passati ha dilagato, e che era ben più vicina al presunto epicentro del sisma. Dunque, anche se certo va chiarita, come ha detto anche il prefetto, la storia edilizia degli edifici collassati, i gravi danni provocati da una magnitudo decisamente più contenuta per esempio rispetto al sisma che un anno fa sconvolse il centro Italia non possono forse essere spiegati solo con l'edilizia selvaggia che ha per anni contaminato l'Isola Verde.

Restano tante domande e il senso di straniamento di un luogo che continua a vivere sdoppiandosi tra la sua essenza di paradiso delle vacanze, la meta preferita dai tedeschi - e da Angela Merkel - e il teatro di una calamità. Gli aliscafi continuano a portare turisti - meno del solito, certo - che sbarcano cercando piscine termali e scorci mediterranei, affollano i tavolini del bar Calise a Casamicciola tra selfie e granite. Il tutto a poche decine di metri in linea d'aria dalla zona rossa, dove invece brulicano vigili del fuoco e soccorritori e i raggi del sole di agosto si fermano nelle nuvole di polvere sollevate dalle squadre in divisa. Sotto la chiesa di Santa Maria dei Suffragi c'è una macchina piegata sul fianco dalla pioggia di calcinacci venuta giù dalla facciata dell'edificio seicentesco, la stessa che ha ucciso la prima vittima identificata del sisma, la 59enne Lina Balestrieri Cutaneo, originaria di Barano, che alle 20.57 stava passando lì sotto. E il silenzio grave dell'area di piazza Maio, rotto solo dal rumore dei passi sulle macerie che ingombrano le strade, stride con l'aria da agosto ischitano che continua a riempire spiagge e sdraio a bordo piscina. Ma anche la stagione ora rischia di finire prima del tempo, nonostante gli appelli ai turisti, come quello di Sabrina Ferilli: «Restate, io sono qui e funziona tutto».

Perché, come spiegano tassisti, albergatori e residenti, la paura del terremoto ha fatto breccia anche nei resort di lusso e nei comuni dove nemmeno una crepa rompe il candore dei muri imbiancati in primavera. La prova si è avuta già l'altra notte, quando i moli dei traghetti si sono riempiti all'inverosimile di villeggianti terrorizzati che volevano riguadagnare al più presto la terraferma, scatenando una polemica anche via social network sull'opportunità di fare o meno pagare i biglietti delle corse - ordinarie - verso Napoli, Pozzuoli e Sorrento. Una sorta di evacuazione «volontaria» che ha fatto storcere il naso ai tanti che qui nell'isola vivono sul turismo, e che ora accusano i media - e gli amministratori - di aver «ingigantito» la portata dell'evento. «Una tragedia, ma circoscritta», spiega Ciro, tassista, che sostiene di aver lavorato tutta la notte per rispondere a chiamate degli alberghi per riportare agli imbarchi gli ospiti degli hotel intenzionati ad anticipare la fine delle vacanze.

«Qualcuno secondo me - attacca - annusa l'opportunità di fare i soldi con lo stato di calamità, e non pensa al danno che provoca spezzando l'alta stagione a

metà agosto. In tre quarti dell'isola non è caduto nemmeno un muretto a secco, ma da ieri notte i traghetti partono pieni e arrivano mezzi vuoti. Però noi le tasse le paghiamo tutto l'anno, ma si guadagna solo d'estate».

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