U n bambino che nasce in Italia da genitori stranieri non diventa automaticamente italiano. Può diventarlo, ma solo ad alcune condizioni. Non sarà una legge sullo ius soli radicale ma una versione soft quella che sarà votata oggi in prima lettura alla Camera. Niente diritto alla cittadinanza immediato come accade negli Stati Uniti ma un compromesso all'italiana ribattezzato «ius soli temperato». Due le vincolanti principali per diventare italiani: genitori con permesso di soggiorno di lunga durata e l'obbligo della frequenza di almeno un ciclo scolastico.
Il percorso per arrivare al compromesso è stato complicato e farcito di polemiche. Il Pd, per vedere approvato il disegno di legge, ha dovuto cedere alle pressioni di Ncd e Scelta Civica accettando paletti più stringenti mentre le opposizioni restano critiche. Contraria Sel, Lega Nord e Fratelli d'Italia sulle barricate e Forza Italia decisamente pronta a dare battaglia. Ambigua la posizione M5S mentre esulta la sinistra che vede in dirittura d'arrivo una delle «battaglie» che da sempre porta avanti non senza guai, vedi la partecipazione alle primarie Pd di immigrati spesso foraggiati dal partito stesso.
Ma cosa cambia in concreto? Se la legge verrà approvata senza ulteriori modifiche, potrà diventare cittadino italiano chi è nato in Italia da genitori stranieri, se almeno uno di loro è in possesso di un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Ma nemmeno in questo caso il processo sarà automatico: è infatti necessaria comunque una dichiarazione di volontà di un genitore (o di chi esercita la responsabilità genitoriale) da presentare al comune di residenza del minore entro il compimento dei 18 anni. Diventato maggiorenne è lo stesso minore a poter fare richiesta entro due anni (e non più uno come previsto sinora). Inoltre, la famiglia deve dimostrare di avere un reddito minimo non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale e la disponibilità di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge. Previsto anche il superamento di un test di conoscenza della lingua italiana anche se ancora non è chiaro come e da chi sarà organizzato.
Ma una delle novità principali riguarda l'introduzione dello «ius culturae», ovvero la concessione della cittadinanza a chi ha svolto almeno un ciclo scolastico completo. Il minore straniero, nato in Italia o entrato nel nostro paese entro il dodicesimo anno di età, per diventare italiano deve aver frequentato una scuola italiana per almeno cinque anni o seguito percorsi di formazione professionale triennali o quadriennali che rilascino un diploma professionale. Non è tutto. Verrà infatti tenuto conto anche del merito: chi, per esempio, è stato bocciato alle elementari dovrà aspettare per vedere esaudita la propria richiesta.
I numeri dei potenziali beneficiari della riforma sono enormi: i minorenni stranieri oggi in Italia sono oltre 1 milione e ben 925.569 hanno al momento una cittadinanza non comunitaria. Ma i nuovi paletti non permetterano a tutti di avere un passaporto italiano. Le nuove norme invece si applicheranno, retroattivamente, ai 127mila stranieri in possesso dei requisiti che hanno superato il limite di età dei 20 anni per farne richiesta.
di Matteo Bas ile
Milano
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