Immigrati, la resa delle Asl: "Non possiamo fargli i test"

I poliziotti chiedono garanzie: "Ci dobbiamo affidare all'esperienza per vedere se sono malati"

Immigrati, la resa delle Asl: "Non possiamo fargli i test"

Ragusa - Impossibile fare una diagnosi sulle condizioni degli immigrati appena sbarcati. Lo denuncia un documento dell'Area di Igiene sanità pubblica del presidio di Porto Empedocle (Agrigento), tra le zone siciliane maggiormente flagellate dal continuo flusso migratorio che assalta le nostre coste. A preoccupare le forze dell'ordine è il fatto che stiamo parlando della certificazione di idoneità sanitaria che permette l'immissione degli extracomunitari nei centri di accoglienza. In pratica un pass senza il quale l'immigrato non può iniziare il suo percorso in Italia, fatto di varie tappe, prima tra tutte proprio l'ospitalità in un centro d'accoglienza.

«Non è possibile raccogliere dati anamnestici in assenza di interprete - si legge nel documento - e non essendo possibile effettuare esami di laboratorio o strumentali non si escludono patologie di carattere trasmissivo o diffusivo che siano in fase di incubazione o quiescenza». La frase successiva, che dovrebbe servire da rassicurazione sull'assenza di malattie nel gruppo di stranieri appena sbarcati e sottoposti a controllo sanitario, desta invece profondo «sconcerto», come evidenzia il segretario generale del Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia), Giuseppe Tiani, il primo ad avere tra le mani il famigerato modulo di certificazione. È stato proprio lui a sollevare la questione, che appare quantomai seria e grave. «Non si rilevano segni o sintomi riferibili a malattie cutanee o diffusive allo stato florido», recita infatti una frase del documento, come se l'unico modo per individuare un'eventuale malattia, fosse il vedere a occhio nudo una bolla, un'irritazione o una pustola.

«Quello che leggo è sconcertante - va giù duro Tiani - smentisce quanto affermato dalle autorità sul tema della sicurezza sanitaria legata agli sbarchi umanitari di immigrati. Le nostre preoccupazioni, espresse in più occasioni, in merito alla salute degli operatori delle forze dell'ordine erano più che mai fondate e legittime. Non si possono esporre gli agenti, i volontari, le loro famiglie, il territorio in generale a pericoli di questo tipo». Monta, quindi, la preoccupazione che anche le forze dell'ordine non siano tutelate adeguatamente dal punto di vista sanitario. E ora il timore degli interessati di contrarre malattie, alla luce dei fatti sembra fondato.

Risale solo ad agosto il braccio di ferro tra ministero dell'Interno, per il quale non c'erano poliziotti contagiati e sindacati di polizia, che affermavano invece il contrario. Il Consap denunciava appena pochi giorni fa che 40 agenti erano cutipositivi al test di Mantoux e significa che avevano avuto un contatto pregresso con il microrganismo della Tbc. Assotutela, invece, promuoveva una class action contro il ministero per omessi controlli sanitari.

Poco tempo fa il 90 per cento dei poliziotti assegnati a uno sbarco di 500 immigrati si è dato malato. «I colleghi non si sentono tutelati - aveva spiegato il Consap -. Hanno paura per loro e le famiglie». Ma il ministero della Salute aveva ribattuto puntando sulla validità dei controlli. «Abbiamo attivato da aprile le procedure necessarie in porti e aeroporti per esaminare casi potenzialmente a rischio - replicava il ministro Beatrice Lorenzin -. A terra c'è controllo per individuare persone con sintomi». Ma sono parole che non calmano gli agenti. «I controlli vanno perfezionati - dicono - date le modalità previste nella certificazione di idoneità sanitaria».

Intanto gli sbarchi non concedono sosta. Ieri 879 immigrati sono arrivati a Reggio Calabria a bordo della Aliseo della Marina Militare. A Catania sono giunti in 524 e a Palermo in 105. Al largo delle coste siciliane la Borsini ha invece recuperato 97 immigrati alla deriva e l'Orione 150. In Sicilia è convivenza forzata. C'è ospitalità ma anche insofferenza.

Nella notte tra lunedì e martedì è stato incendiato l'ex palazzo Asl destinato a centro di accoglienza. Nei primi di settembre un'auto carica di taniche di benzina è stata lanciata contro l'ex caserma Gasparro a Messina destinata agli stranieri. Cinque spari l'hanno incendiata.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica