Governo, immigrazione e islam: la resa della Lega al M5S

Nell'ultima bozza del contratto di governo in dubbio i centri di rimpatrio e l'albo degli imam: addio a punti chiave del programma leghista?

Governo, immigrazione e islam: la resa della Lega al M5S

L'ultima bozza di contratto del (possibile) governo tra Lega e M5S parla chiaro: ci sono ancora almeno sei punti da definire meglio (leggi qui). Alcuni sono segnati in rosso perché "necessitano di un vaglio politico primario". Tradotto, vuol dire che ne hanno discusso in queste ore Matteo Salvini e Luigi Di Maio guardandosi negli occhi. Sono temi spinosi, su cui le posizioni dei due partiti sono distanti. È possibile, dunque, che verranno ulteriormente limati e chissà cancellati del tutto.

La resa di Salvini?

Eppure si tratta di argomenti cruciali nel programma di governo con cui la Lega si è presentata a marzo alle elezioni. Soprattutto in tema di immigrazione e islam. Tra le frasi segnate in rosso ce n'è una che riguarda i Cie (o Cpr), ovvero i centri di espulsione per immigrati irregolari. Attualmente la bozza giallo-verde prevede "l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno uno per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza tale da garantire il trattenimento di tutti gli immigrati il cui ingresso o soggiorno sia irregolare, presenti e rintracciati sul territorio nazionale".

Niente di più e niente di meno di quanto in sostanza già prescritto dall'ultima legge varata da Marco Minniti, che ha istituito un Centro di permanenza per il rimpatrio in ogni regione (anche se ne sono stati aperti pochi). Perché allora questo passaggio è segnato in rosso e rischia di saltare? Semplice: il M5S non li vuole. A gennaio 2017 sul blog di Grillo comparve infatti un netto "no ai Cie in ogni regione". E lo ribadì anche la deputata Fabiana Dadone nelle dichiarazioni prima del voto finale a Montecitorio: "È inutile andare a creare degli hotspot e implementare i Cie". Risultato: nel programma elettorale grillino non erano neppure citati.

Ora è tempo di mediazioni, ovvio. I due partiti stanno cercando una sintesi. Ma se le "sedi per i rimpatri" dovessero essere tagliate dal contrattto tra Lega e M5S, sarebbe allora una vera e propria resa di Salvini al nuovo alleato. Perché? Semplice: l'apertura di nuovi centri era il primo punto del programma leghista, che voleva aprirne "non meno di uno per ogni Regione e, contestualmente, prolungare il termine per il trattenimento almeno sino a 6 mesi, al fine di rendere eseguibile l’espulsione". Non solo. Salvini nei Cie voleva pure "trattenerci" tutti i richiedenti asilo senza documenti fino all'identificazione e darli in gestione alle Regioni. Tutto superato?

Il rapporto con l'islam

C'è poi un'altra questione che i due leader dovranno discutere. Ed è quella del rapporto con l'islam. Sul tema le proposte elettorali leghiste erano chiare: "Deve esserci - dicevano - l’osservanza e applicazione rigida della legge ai musulmani per quanto vietato anche ai cittadini italiani". Niente sconti, insomma. Senza contare che nel 2017 la Lega era tra i firmatari di un provvedimento che voleva istituire un albo dei predicatori (idea ribadita nel programma). Il Ddl rimase a lungo chiuso in un casseto (poi bocciato in commissione), tra le proteste di Nicola Molteni che denunciò la mancata "volontà politica di mandare avanti una legge che in un Paese normale verrebbe approvata".

Sembra assurdo che non appena il Carroccio si appresta ad andare al governo, la strada per Palazzo Chigi si stia incagliando proprio su questo punto. La bozza col M5S prevede infatti di "adottare una normativa ad hoc anche che preveda l’istituzione di un registro dei ministri di culto, lo svolgimento delle prediche in lingua italiana e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto, anche se diversamente denominati". Ma il paragrafo è segnato in rosso. Il M5S, infatti, guardava più ad una "costituente islamica" che ad un albo per limitare l'islam, tanto che diversi musulmani facevano il tifo per i grillini.

In Lombardia, per fare un esempio, il M5S prometteva di cancellare la legge regionale del centrodestra, che ha fermato le nascita di nuove moschee. E a Roma, nel 2016, i pentastellati locali avevano approvato una mozione per assegnare le palestre delle scuole e i locali del V municipio ai musulmani ogni venerdì di preghiera. A Salvini va bene? Nei prossimi giorni vedremo se i paragrafi in rosso scompariranno del tutto.

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