Poteva andare molto peggio. E l'intelligence di Sua Maestà lo sa. Da mesi, infatti, le informazioni raccolte dall'antiterrorismo britannico delineano uno scenario da incubo. Stando agli 007 britannici almeno 400 dei circa 850 jihadisti partiti dal Regno Unito per i fronti di Siria o Iraq sono già tornati in patria. E se a colpire fosse stato uno di questi, anziché il terrorista pasticcione entrato in azione ieri il bilancio sarebbe assai più tragico. Per capire quanto aleatori siano i controlli sui jihadisti di ritorno basta il caso del 28enne italiano Gianluca Tomaselli, un convertito, originario di Termini Imerese, rientrato tranquillamente a Londra dopo aver trascorso un annetto in Siria combattendo tra le fila di Rayat al Tawheed, un gruppo di fuoriusciti britannici confluito poi nello Stato Islamico.
Solo il ritrovamento degli archivi dell'Isis in cui sono registrati nomi, pseudonimi e Paesi di provenienza di migliaia di volontari entrati nel Califfato ha permesso alle autorità di scoprire che il reduce Tomaselli, partito da Londra nell'ottobre nel 2013, aveva soggiornato per un annetto sui campi di battaglia siriani. Un annetto durante il quale è comparso in numerosi video di propaganda in cui - presentandosi con il nome di battaglia di Abu Abdullah al Britani invitava a colpire i popolari autobus rossi di Londra. Eppure - nonostante queste esibizioni - Tomaselli ha potuto tornarsene in Inghilterra senza problemi. E anche quando le autorità si sono accorte che aveva trovato lavoro come custode del parcheggio del Whipps Cross Hospital, nella zona est di Londra nulla, è cambiato. L'unico inconveniente è stata una sospensione dal posto di lavoro non accompagnata però dal taglio dello stipendio. Quindi il reduce Tomaselli può ora anche contare su una paga gratis.
La storia paradossale di questo terrorista d'origine italiane è solo la punta d'iceberg della rassegnata accondiscendenza garantita ai jihadisti nel Regno Unito. Stando alle cifre divulgate dal Ministero degli Interni solo 54, cioè uno su otto, sono stati arrestati, inquisiti o messi sotto sorveglianza speciale. Quindi almeno 350 reduci, addestrati al combattimento e all'uso di armi ed esplosivi, sono latitanti sul territorio inglese. Ma in verità anche in questo caso siamo di fronte ad una stima ottimistica. Come dimostra il caso Tomaselli, vi potrebbero essere centinaia di altri jihadisti transitati per i campi di battaglia della Siria e rientrati in Inghilterra all'insaputa delle autorità. «Non penso proprio che l'Inghilterra sappia quante persone sono partite per la Siria o quante sono tornate. Ci sono spiegava l'ex capo del Centro Nazionale Anti-terrorismo Chris Phillips molti modi di rientrare nel Regno Unito evitando i controlli, compresi i bus e i traghetti».
I più pericolosi tra i jihadisti di ritorno, secondo le informazioni fornite da un prigioniero dell'Isis interrogato dai miliziani curdi, sarebbero alcuni infiltrati della brigata Al Kharsa, la speciale unità dello Stato Islamico creata per selezionare e addestrare i militanti incaricati di mettere a segno attentati nel cuore delle città europee.
Almeno una cinquantina di esponenti dell'unità - a cui appartenevano i membri del commando entrato in azione a Parigi e Bruxelles - sono ancora pienamente operativi e alcuni di questi sarebbero penetrati in Turchia dal valico di Bab al Hawa, nel nord ovest della Siria, per poi raggiungere le città di Konya, Gaziantep o Istanbul dove le locali cellule dell'Isis hanno messo a loro disposizione passaporti e documenti falsi per il viaggio in Europa. Se a colpire saranno loro, l'esplosivo nascosto nei loro zainetti non sarà quello improvvisato e inefficace deflagrato ieri nella metropolitana, ma quello assai più micidiale usato per far strage a Parigi e Bruxelles.
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