Barcellona - Alla fine hanno preso la parola anche loro, los bomberos, i vigili del fuoco della Catalogna che si sono schierati con i disobbedienti. Giovedì pomeriggio, quando la tensione era ritornata altissima il govern catalano e il gobierno spagnolo, dopo il nuovo monito di Madrid a evitare lo scontro e rispettare la Costituzione, gli eroi del fuoco, chiamati dal ministro degli Interni catalano Joaquim Forn a presidiare i seggi, hanno comunicato che «rifiuteremo di essere coinvolti in operazioni che impediscano ai catalani di accedere ai seggi», aggiungendo che «saremo presenti nei collegi elettorali per assicurare la sicurezza dei presenti e degli edifici, senza intervenire in caso di scontri».
Un altro segnale a un'imminente insubordinazione è arrivato anche dai Mossos, la polizia catalana, che dopo un tira e molla durato fino a mercoledì, aveva, infine, accettato di rispondere agli ordini della Guardia Civil inviata dal premier Mariano Rajoy. Al termine dell'ennesimo incontro tra i vertici dei Mossos (ancora privi del maggiore Trapero) e il super commissario Diego Pérez de los Cobos, numero uno delle forze di Madrid, Forn, a cui rispondono direttamente i Mossos, ha parlato alla stampa: «Pur accettando gli ordini della magistratura e il coordinamento con la Guardia Civil, desideriamo dire chiaramente che per noi è prioritaria, sopra ogni cosa, la sicurezza dei cittadini che andranno o saranno presenti ai seggi. Se impedirgli l'ingresso significherà causare problemi di ordine pubblico e di sicurezza ben più grandi di quelli che si potrebbero evitare, allora decideremo sul momento anche di non intervenire per non alimentare eventuali violenze e scontri».
Un nuovo fulmine per Madrid che, dopo un timido invio di mille agenti, dieci giorni fa, e un successivo rafforzamento con altri mila uomini, ieri ha ordinato a 10mila unità della Guardi Civil di raggiungere la Catalogna. Nelle ultime ore, dopo l'occupazione della sede antica dell'Università di Barcellona, la concentrazione davanti al ministero dell'Economia spagnolo, gli indipendentisti con la scheda per votare in tasca, hanno iniziato a occupare anche i seggi elettorali indicati nel sito della Generalitat. In alcuni casi sono stati fermati dalla Guardia Civil, come è successo a Lleida, Girona e Tarragona, senza che si sia registrato alcuno scontro; in altri, sono riusciti a penetrare negli edifici, per lo più scuole elementari-medie chiuse per le votazioni, come a Barcellona, dichiarando di essere lì per una concentrazione pacifica, con la volontà di rimanere fino al 1° ottobre, giorno del referendum «illegale».
Nella Catalogna che sogna la Repubblica, contro il parere di Spagna e Unione europea, l'insurrezione semi pacifica dei disobbedienti vede una grande vittoria occupando un seggio o evitando le manganellate di un Mossos, che si rifiuta di usare la forza sui disobbedienti. Puigdemont e Junqueras, presidente e vice catalani, parlano di «occupazione militare» della Catalogna e accusano l'Ue di «stare a guardare da complici».
Intanto la Banca di Spagna teme che la questione catalana possa mangiarsi quasi un punto delle stime di crescita per il 2018: da 3,1 di Pil al 2,2%. E qualcuno s'interroga sul misterioso silenzio della Casa reale dei Borbone, i pilastri dell'unità della Spagna, rimasti a guardare dal balcone della Zarzuela.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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