Dopo gli insulti al Pd, nel M5S circola imbarazzo

Sono numerosi gli insulti che i vertici del M5S hanno rivolto contro gli esponenti di quel Pd con cui ora vorrebbero governare. E l'imbarazzo cresce di ora in ora

Dopo gli insulti al Pd, nel M5S circola imbarazzo

“Ladri, bugiardi, mafiosi, ridicoli”. Sono solo alcuni degli insulti più ‘teneri’ che, in questi anni, i vertici del Movimento Cinque Stelle hanno rivolto agli esponenti di quel Partito Democratico con cui ora vorrebbero andare al governo.

I dietrofront di Luigi Di Maio

Per Luigi Di Maio l’obiettivo principale resta arrivare a Palazzo Chigi e non dev’essere facile dover passare le giornate a cambiare linea politica pur di riuscirvi. Inizialmente ha descritto il Pd come “il nostro primo interlocutore”, poi ha flirtato con Matteo Salvini dicendogli “insieme possiamo fare grandi cose” e, infine, si è affrettato a chiudere il “forno leghista” e ha ordinato di far sparire dai siti del Movimento gli attacchi riservati ai dem. Ma qualcosa sul web resta sempre. Basta andare su Youtube per trovare un discorso di un anno fa in cui Di Maio attaccava ferocemente il premier Gentiloni e chi lo aveva preceduto. “Siamo agli ultimi mesi prima della caduta del vostro impero e lei è l’ultimo presidente del Consiglio dell’era dei ministri e, come al tramonto di ogni era, l’ultimo in carica gestisce il suo mandato assistendo inerme alle conseguenze drammatiche delle politiche di chi lo ha preceduto, mentre i cortigiani arraffano tutto quello che possono e scappano”. E ancora: “Avete provocato danni al nostro Paese pari a quelli di una guerra mondiale ma non potrà essere lei a risolverli. Significherebbe ammettere la vostra incapacità e la vostra malafede”.

L'imbarazzo di Paola Taverna

Dichiarazioni di un anno fa, è vero. È verissimo che in politica un anno corrisponde a un’era geologica, figuriamoci tre anni. Eh sì, perché durante un comizio del 2015 l’attuale vicepresidente del Senato, Paola Taverna definiva gli esponenti del Pd come "mafiosi" e "schifosi" e aggiungeva: "Siete delle merde, ve ne dovete andare, dovete morire". Stamane, invece, punzecchiata da Enrico Lucci, si arrampica sugli specchi e precisa: “Era un momento differente, non chiederò scusa al Pd per quello che gli ho sempre detto perché lo pensavo, oggi è un altro momento e stiamo proponendo un contratto con il Pd non mi ci devo fidanzare". E l’esponente pentastellato che, proprio su mandato di Sergio Mattarella, si sta spendendo maggiormente affinché questo contratto sia stipulato è il presidente della Camera, quel Roberto Fico che, solo qualche anno fa, diceva:“Oggi il Partito democratico è il pericolo pubblico numero uno del Paese”. Ma non solo. "Il Pd è un partito distrutto e permeabile a qualsiasi infiltrazione: lobby, gruppi di affaristi, criminalità organizzata”, tuonava nell’aprile 2016.

Quando Danilo Toninelli tuonava contro Renzi

E che dire delle parole del capogruppo al Senato, Danilo Toninelli? “Il Movimento 5 Stelle e il Pd sono forze alternative tra di loro e diverse, per questo non ci interessa fare alleanze ma scrivere un contratto di governo per fare le cose che servono ai cittadini. Non possiamo tornare al voto senza prima aver fatto di tutto per dare all'Italia un governo di cambiamento", ha dichiarato solo qualche ora fa ai cronisti, in sala stampa. Ora, sappiamo che, numeri alla mano, se il M5S vuole davvero governare deve convincere tutti i parlamentari Pd altrimenti non può costruire una maggioranza. Ed è altresì noto che Matteo Renzi controlla i gruppi parlamentari e, perciò, volenti o nolenti, i pentastellati devono fare i conti anche con lui. E cosa diceva Toninelli dell’ex presidente del Consiglio meno di un anno fa? “Penso che il segretario del Partito democratico sia una delle persone più bugiarde e ridicole della storia italiana”, dichiarava in un’intervista andata in onda su La7 nel luglio scorso.

Paragone si aggrappa sugli specchi: "Mi interessano i temi"

Anche il senatore Gianluigi Paragone, ex conduttore de La Gabbia che ha dedicato molte puntate al caso Consip e al decreto ‘salvabanche’, si è trovato in grande imbarazzo oggi davanti al microfono di Enrico Lucci. “A me non interessa con chi fare l'accordo, a me interessano i contenuti dell'accordo”, ha detto il giornalista che in campagna elettorale prometteva che con il Movimento Cinque Stelle le cose sarebbero cambiate e chiedeva che la commissione sulle banche diventasse permanente. Ora, invece, il caso Consip e la difesa dei risparmiatori truffati dal decreto salvabanche non vengono nemmeno citati. “A me interessa che i diritti dei lavoratori siano ripristinati. Chi li ha compressi? Il jobs act. Chi ha impedito agli imprenditori di prendere soldi che la pubblica amministrazione gli deve? Beh mi sembra il Pd quando era al governo perché il presidente del consiglio aveva detto che li avrebbe pagati tutti”, dice Paragone. Non un cenno su Banca Etruria o sui rapporti tra Renzi e De Benedetti. Tutto già dimenticato.

M5S e Pd "nemici come prima" in Campidoglio

E, qualora, il governo M5S-Pd vedesse la luce, allora anche gli screzi tra i democratici e i pentastellati capitolini dovrebbero finire nel dimenticatoio. Dopo ‘essersele date di santa ragione’ sul tema delle Olimpiadi e sul concordato Atac, oggi in Campidoglio si respirava un’aria diversa, di grande imbarazzo. "Nemici come prima", dice all’agenzia Omniroma il consigliere M5s Enrico Stefàno. Il capogruppo del Pd, Antongiulio Pelonzi, è convinto che l’accordo non si farà ma, con ironia, sottolinea: "Beh, ai consiglieri del M5s farebbe bene lavorare un po’ con noi...". Poi, tornando serio, aggiunge: "Per quanto riguarda il Campidoglio noi facciamo una questione di merito, nel senso che auspichiamo, qualora si apra un dialogo per lavorare sui temi, che da parte del M5s ci sia un approccio meno ideologico e più pragmatico".

Paolo Ferrara, capogruppo dei pentastellati, invece, precisa: "Noi governiamo sui temi, lo abbiamo sempre detto che avremmo anche appoggiato le proposte di buon senso a favore dei cittadini. Quindi, al di là di quello che avviene a livello nazionale per noi non cambia nulla. Come prima e, come sempre, siamo aperti a parlare dei temi".

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