Si aprì la porta e non scese in campo nessuno: era la Boldrini. La presidente della Camera, eletta con Sel ma rapidamente affrancatasi dal vendolismo (è passata al Misto), con l'avvicinarsi della fine della legislatura si è messa in cerca di un nuovo ruolo. Con discrezione femminile ha fatto sapere che, se qualcuno volesse prenderla in considerazione per una lista di sinistra, lei non si tirerebbe indietro, anzi. «Io non mi sottraggo» spiega la terza carica dello Stato intervistata dal Corriere della sera, «questa è una fase politica molto delicata, c'è bisogno del contributo di tutti e certamente il mio non mancherà». L'uscita allo scoperto della Boldrini, dal contegno istituzionale all'impegno politico (a sinistra del Pd), prevedeva quantomeno l'apertura di un minimo dibattito, una qualche manifestazione di interesse. Che però non c'è stata, sostituita anzi da un fragoroso silenzio prossimo all'indifferenza per la disponibilità della Boldrini a scendere in campo. Campo, beninteso, progressista, quello patrocinato dall'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, a cui la presidente della Camera guarda con speranza per dare un seguito alla sua fortunata (per certi aspetti, miracolosa) carriera politica che l'ha catapultata sulla poltrona più alta di Montecitorio. Solo un timidissimo segno di attenzione dai transfughi di Mdp, pronti ad accogliere tutti pur di sopravvivere alla guerra con Renzi. Per il resto, se la Boldrini troverà posto in un nuovo Ulivo alternativo al Pd renziano con la guida di Pisapia («La finestra di una coalizione con il Pd si chiude, mi pare. Prepariamoci a fare il centrosinistra da soli»), par di capire che non ci sarà la gara per assegnare alla Boldrini un ruolo di primo piano.
Anche se la presidente, forte della visibilità dell'attuale carica, si sta dando parecchio da fare per emergere la sua potenziale leadership politica di una sinistra pro-migranti, antiliberista e femminista. E anche europeista, come dimostra il suo libro-manifesto da poco pubblicato La comunità possibile. Una nuova rotta per il futuro dell'Europa. La sua popolarità, però, non è al massimo. Già pochi mesi dopo il suo insediamento, il gradimento era crollato al 33%.
Le sue battaglie per mettere al femminile i sostantivi maschilisti e il buonismo terzomondista, le hanno fatto guadagnare antipatie trasversali. «Con Boldrini leader, è fatta - la sfotte Butattafuoco sul Foglio - Già un Rocco Casalino se la mangia».
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