"Io, dottor Frankenstein nel 2017 trapianterò la prima testa umana"

Il neuropsichiatra italiano più criticato al mondo: "Tutto ok per l'intervento del secolo"

"Io, dottor Frankenstein nel 2017 trapianterò la prima testa umana"

«Le rivoluzioni nella scienza non sono rapide come la presa della Bastiglia, ci vuole molto più tempo». Parola del dottor Sergio Canavero, il Robespierre della neurochirurgia. A differenza però dell'insurrezionalista francese (che le steste le tagliava, e basta), lui - il destabilizzatore italiano in camice bianco - le teste prima le taglia, ma poi le trapianta. Almeno così ha annunciato di fare entro il prossimo anno. Premessa d'obbligo: il dottor Canavero non è un pazzo. Anche se i suoi periodici e reiterati annunci di «ormai imminente primo trapianto di testa umana» lo lascerebbero sospettare. Curriculum professionale, oltre 100 pubblicazioni (registrate su PubMed, la banca dati biomedica mondiale) e una serie di libri di successo dimostrano però che questo 52enne (somigliantissimo a Steve Jobs) sa di cosa parla. Benché la comunità medica la pensi diversamente. In questi giorni il telefono di Canavero è bollente. Richieste di interviste dalle maggiori testate internazionali. Motivo? «Dalle parole stiamo passando ai fatti», assicura (per l'ennesima volta) il protagonista di questa avventura senza precedenti. E i «fatti» - se davvero si rivelassero tali - ci porterebbero dinanzi a un avvenimento epocale. Scienza o fantascienza? L'intervento dello «scandalo» è già stato effettuato su topi e scimmie e in rete l'esperimento è documentato anche in un video curato dagli esperti di New Scientist; immagini choc contestuali all'eco planetaria rilanciata dalla rivista Surgical Neurology Internazional. Intanto la fama (compresa quella negativa, per «ragioni etiche») del dottore torinese si è consolidata: Canavero, partito dall'ospedale Molinette, ha «conquistato il mondo». Il suo sogno: buttare via un organismo vecchio, malato o paralizzato, riattaccandone uno sano e funzionante. Lui, come Gene Wilder nella film Frankenstein Junior, urla: «Si-Può-Fareee!». Inevitabile domandarsi: ma Canavaro è da ricovero o da Nobel per la medicina? «Oggi i test sugli animali sono terminati e siamo giunti a una fase decisiva - ribadisce Canavero ai giornalisti -. Entro il 2017 avremo il primo trapianto di testa da uomo a uomo. Una smentita definitiva all'isteria di chi sosteneva l'impossibilità tecnica dell'operazione. Appronteremo due sale chirurgiche con rispettive équipe che interagiranno tra loro. I costi dell'operazione sono alti. Raccogliere le risorse economiche è stata un'impresa ma alcuni mecenati ci hanno aiutato (circola anche il nome dell'immancabile Mark Zuckerberg ndr)». L'identità del «donatore» e quella del «paziente ricevente» restano segrete, idem per il paese che ospiterà «l'intervento del secolo» (probabilmente sarà la Cina dove Canavero può contare sulla collaborazione del suo collega e amico, dottor Xiaoping Ren). Ma per un trapianto di questo tipo, in che senso si può parlare di «donatore» e «ricevente»? Il numero in edicola di Focus (che apre la copertina con la domanda: «Pronti al trapianto di testa?») sintetizza così: «L'idea di Canavero è di utilizzare la parte del corpo da collo in giù di un donatore morto e attaccarla alla testa di una persona affetta da malattie gravi che la rendono paralizzata, oppure da tumori che hanno aggredito tutti gli organi ad eccezione del cervello. In senso strettamente logico si tratterebbe in realtà di un trapianto di corpo, perché è quella la parte donata alla persona viva». Uno scenario che tutti i colleghi meno «visionari» della coppia Canavero-Ren definiscono «inimmaginabile perfino per il dottor Frankenstein».

Scetticismo, ai confini dello scherno, che tuttavia non turba Canavero: «Essere paragonato a Frankenstein - ci spiega - è per me un onore. Anche Galileo in vita fu dileggiato, poi sappiamo com'è andata a finire... ».

Si tratta di un complotto? «La verità è che io sostengo una tecnica pro-vita, contrapposta alla comunità scientifica pro-morte che preferisce l'eutanasia alla guarigione dei malati e all'allungamento della vita. Si continuano a sprecare miliardi per sperimentazioni fallimentari, mentre il mio progetto (Heaven/Gemini che prevede la possibilità di fondere due diversi tratti di midollo spinale, ripristinando l'integrità delle fibre nervose tagliate attraverso uno speciale sigillante di membrana, il Peg), pur dando risultati incoraggianti, continua ad essere osteggiato».

Ma ciò è inevitabile quando, come nel caso di Canavero, si mettono in discussione vecchi dogmi ed enormi interessi economici. La risposta a chi gli dà del «visionario»? «Lo hanno fatto anche con Cristoforo Colombo e Jules Verne, quando scriveva che un giorno l'uomo sarebbe andato sulla luna».

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