Milano Daniele Nahum, ex vicepresidente della Comunità ebraica di Milano e dirigente Pd (ex responsabile cultura), il suo giudizio sulla legge Fiano sull'apologia di fascismo?
«Lele Fiano è mosso da opinioni nobili e io capisco il punto di vista suo e di chi è favorevole alla legge, davvero. Ma devo dire che io reputo controproducente una legge del genere. Lo penso anche del reato di negazionismo: hanno un effetto opposto, possono far scaturire un meccanismo negativo. Uno dei rischi più grossi è che, vietando un'opinione, la rendi...»
...più attraente? Le dai appeal?
«Vietandola rischi di renderla appetibile. E rischi di produrre una cultura del sospetto. È chiaro che quelle idee sono sbagliate ma per me, che vengo da una scuola pannelliana-radicale, la cultura liberaldemocratica deve avere la forza di batterle dibattendole, non vietandole. Abbiamo tutti gli strumenti per farlo, parliamone».
Cita Marco Pannella, che andò a un congresso Msi a dire: i vostri elettori vi ascoltano grazie alla nostra «Radio Radicale».
«Sì, lui incarnava questo andando ospite di un movimento all'epoca illiberale, per fare lì una battaglia di idee. Poi avrei un'altra perplessità. Questa: chi è che giudica?».
Chi giudica sul fascismo?
«Se andiamo a vedere, uno potrebbe alzarsi e dire: Allora perché questa idea può circolare?. Ci sono in Italia partiti che si rifanno alla storia del comunismo. Il Pci stava dentro un sistema democratico ma insomma, se qualcuno si richiama a quella storia, magari di altri Paesi...ecco forse anche altre idee si potrebbero vietare».
Nelle comunità ebraiche c'è dibattito sulla legge Fiano?
«La maggior parte sono favorevoli. Capisco, ma io credo che le comunità dovrebbero aprire un grande cantiere delle idee su queste dottrine oscurantiste».
Enrico Mentana andrà a discutere con CasaPound. Fa bene?
«Benissimo. Intendiamoci, politicamente li disprezzo, sono fuori dalla realtà ma farei con loro un dibattito tv, per metterli all'angolo. È un momento delicato ma nel Pd c'è molta timidezza nel far uscire un'idea di società aperta».
Sa che l'Anpi non vuole una targa per Giuseppina Ghersi, 13enne violentata e uccisa dai partigiani nel 1945?
«Aberrante. La lotta partigiana, gloriosa, stava dalla parte giusta, ciò non vuol dire che non abbia commesso crimini. E Sergio Ramelli? È stato ucciso a 18 anni con una chiave inglese, perché era fascista. Io dico che è aberrante».
Tornando a Fiano, forse non condivide perché lei è liberale.
«Non credo. Spesso siamo d'accordissimo, Lele ha una visione liberal, si discute sul fatto che questo strumento sia giusto o no».
Ma lei si sente a casa nel
Pd?«È casa mia e spero che lo resti, ma per essere una sinistra moderna ed europea deve iniettarsi una dose di liberaldemocrazia, di culture che gli sono mancate, come quella radicale, laica, repubblicana e socialista».
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