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Iran, botte alle ragazze per "velo irregolare"

Un video di un'attivista mostra la brutalità delle agenti della «polizia per la virtù»

Iran, botte alle ragazze per "velo irregolare"

Le due ragazzine iraniane non stanno partecipando a chissà quale protesta contro il regime, ma vogliono solo celebrare un banale compleanno con gli amici. Da qualche parte a Teheran sono state intercettate da un manipolo della polizia «morale» o religiosa, che i talebani avevano pomposamente battezzato «unità per prevenire il vizio e favorire le virtù». Una delle malcapitate ha il volto racchiuso nel maghnaeh, come le suore di clausura. L'altra appare decisamente più osè: il suo velo è leggero e addirittura rosso sgargiante. E lo porta come uno svolazzante foulard senza coprire bene i capelli. Una nerboruta agente della polizia religiosa, più aggressiva dei colleghi uomini giunti sul luogo del «delitto», si scaglia con violenza sulla ragazzina dal velo rosso assieme ad altre poliziotte. Tutte coperte da tunica nera islamica dalla testa ai piedi. La poveretta sui 20 anni sembra terrorizzata e grida: «Lasciami andare, lasciami andare». Le inflessibili agenti della polizia morale la schiaffeggiano, spintonano, apostrofano come una sgualdrina e alla fine la gettano a terra. La sua unica colpa è non portare il velo secondo il rigoroso codice islamico, che obbliga le donne a coprirsi. All'amica che minaccia di denunciarli il manipolo dei moralisti con le stellette risponde: «Non puoi fare un cavolo di niente».

Purtroppo per le polizia religiosa qualcuno è riuscito a filmare tutto di nascosto con un telefonino. Una ventina di secondi della sequenza è stata postata su Instagram da Masih Alinejad, un'attivista dei diritti delle donne e giornalista iraniana in esilio. In poco tempo il video è diventato virale e ha raggiunto 2,5 milioni di visualizzazioni oltre a 26mila commenti fra messaggi di solidarietà ed insulti.

Il ministro dell'Interno iraniano, Abdolreza Rahmani-Fazil, ha ordinato un'inchiesta sull'episodio avvenuto mercoledì, parlando di «un trattamento inusuale di una donna per mano della polizia morale». Masoumeh Ebtekar, vicepresidente per gli affari femminili, ha lanciato un tweet di fuoco. «Come si può giustificare? - ha scritto - Questo è un trattamento duro e anti-religioso che nessun essere umano merita».

L'attivista che ha reso noto il video è la promotrice di una campagna social chiamata «mercoledì bianco contro il velo obbligatorio». Dallo scorso dicembre si moltiplicano i casi di protesta delle iraniane nella capitale, che si sono tolte l'hijab (il velo) in pubblico. Via Enghelab a Teheran è diventata la strada simbolo della lotta per l'emancipazione femminile. Giovani donne si piazzano sopra le cabine telefoniche o altri punti elevati per farsi notare. Poi si tolgono provocatoriamente il velo e lo infilano su un bastoncino alzandolo verso il cielo in segno di protesta. Non dicono nulla e rimangono immobili facendosi immortalare dai telefonini dei passanti, che rilanciano le immagini sui social. Almeno sei donne sono state arrestate quest'anno oppure denunciate in attesa di processo per la campagna «no velo». Kazem Anbarlooie, direttore del quotidiano ultraconservatore Resalat, è convinto che «le proteste sono aizzate da sabotatori, vandali e anarchici». Le coraggiose eroine di Teheran sono ancora poche, ma dagli Stati Uniti l'attivista Alinejad si batte per l'emancipazione femminile in rete sul sito «la mia libertà fantasma» e su una tv satellitare.

Tante iraniane postano sul sito le loro foto senza velo chiedendo la fine dell'imposizione islamica, che il presidente moderato Hassan Rouhani non ha mai amato.

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