"Gli antifascisti della domenica su questo non hanno nulla da dire?". Con un post su Facebook Vittorio Sgarbi smaschera tutta l'ipocrisia del Salone del Libro di Torino che da una parte censura l'editore AltaForte e dall'altra chiude entrambi gli occhi sulla presenza degli Emirati Arabi, "con uno stand generosamente collocato all'ingresso", nonostante le torture, i maltrattamenti, le esecuzioni capitali e le discriminazioni siano all'ordine del giorno. "Il vero scandalo del Salone - scrive il critico d'arte - non è il libro-intervista di Chiara Giannini al ministro Salvini".
Sharjah, uno dei sette emirati che compongono gli Emirati Arabi Uniti, è il paese ospite d'onore al Salone Internazionale del Libro di quest'anno. Nominata dall'Unesco Capitale mondiale del libro 2019, l'omnima città ha portato ha presentato in questi giorni 57 titoli tradotti per la prima volta dall'arabo all'italiano. Ma, dopo la polemica con Francesco Polacchi, cacciato dal Lingotto per essersi proclamato "fascista" e aver additato l'antifascismo come "vero male di questo Paese", e la conseguente censura di Io sono Matteo Salvini, il libro-intervista di Chiara Giannini, la presenza di quello stand finisce per smascherare il doppiopesismo del Salone del Libro. Perché, oltre a coccolare gli estremisti rossi, ecco che si inchina a un Paese in cui vige la pena di morte, le donne vengono discriminate e maltrattate e i reclusi vengono torturati e condannati. A sollevare la polemica, proprio mentre la kermesse di Torino chiude i battenti, è stato Sgarbi che, condividendo il rapporto annuale di Amnesty International, ha accusato apertamente gli organizzatori e punzecchiato "gli antifascisti della domenica" che solo ieri cantavano Bella ciao per mettere a tacere la Giannini.
"Il vero scandalo del Salone non è il libro-intervista di Chiara Giannini al ministro Salvini, edito da Altaforte Edizioni, ma la presenza degli Emirati Arabi", attacca Sgarbi facendo notare su Facebook che gli organizzatori hanno garantito al Paese sunnita "uno stand generosamente collocato all'ingresso" del Lingotto.
Lì, ha ricordato il critico d'arte, "vige ancora la pena di morte" e "avvengono gravi violazioni dei diritti umani". "Gli antifascisti della domenica su questo non hanno nulla da dire?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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