Non scendono in piazza contro i tagliagole dello Stato islamico che con bombe piene di chiodi e bulloni hanno sventrato decine di innocenti. Né organizzano cortei o sit in contro i musulmani di Bruxelles, di Parigi o, più in generale, d'Europa che vogliono tutti gli europei "infedeli" morti. No, contro quei barbari non osano alzare la voce né prendere le distanze. Gli islamici che vivono a Milano se la prendono con ilGiornale. Si presentano davanti alla sede di via Negri, a Milano, per protestare e pregare rivolti verso la Mecca. Obbligano le forze dell'ordine a evacuare il direttore Alessandro Sallusti. E provano a mettere il bavaglio a un quotidiano che si rifiuta di consegnarsi nelle mani sporche di sangue di violenti che, attentato dopo attentato, stanno mettendo a ferro e fuoco l'Europa.
Si sono dati appuntamento davanti alla sede de ilGiornale alle 18.30. La chiamata alle armi arriva dal Coordinamento associazioni islamiche (Caim). "Un giorno vennero a prendere me - scrive Davide Piccardo, figlio dell'ex direttore dell'Ucoii Hamza Roberto Piccardo - e non c'era rimasto nessuno a protestare". Non ce l'ha, da italiano, con quei barbari musulmani che ammazzano gli europei perché infedeli. Ce l'ha, da musulmano, con noi de ilGiornale. A innervosirlo è stata la prima pagina del quotidiano oggi in edicola. Titola così l'editoriale di Sallusti: Cacciamo l'islam da casa nostra. Perché, come spiega il direttore, "l'islam e il suo Allah sono incompatibili con la nostra civiltà, hanno le mani sporche di sangue dei nostri figli e non sono sazi". E conclude: "Devono stare a casa loro, devono tornare a casa loro. Non è razzismo, è legittima difesa". Per queste sacrosante parole, però, Sallusti è stato evacuato dalla sede del quotidiano. Perché, quando ci sono in giro musulmani, non si sa mai come può andare a finire. In realtà si sono presentati appena una decina di fedeli.
Intorno alle 19 gli uomini hanno disteso le pagine de ilGiornale ed hanno iniziato la preghiera declamando "Allah u Akbar". Non le donne, rimaste in disparte perché "non possono assumere determinate posizioni". Sei minuti con la fronte rivolta alla Mecca e le spalle al portone della redazione. "Abbiamo pregato su quelle pagine per non sporcarci la fronte - dice Piccardo - Siamo offesi dai titoli de ilGiornale che sono una istigazione alla pulizia etnica e all'odio razziale e religioso". Quel titolo - aggiunge - "è stato un atto ignobile e vigliacco. Un atto di terrorismo mediatico". La loro preghiera, ammettono, è una provocazione.
"Con le pagine de ilGiornale ci si incarta il pesce - conclude Piccardo - Avremmo potuto far cose meno eleganti con quelle pagine". Una manifestante ha poi rincarato la dose: "Scrivetelo che hanno le mani sporche di sangue". Non sono, quindi, i terroristi ad essersi macchiati del sangue di innocenti. Ma ilGiornale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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