Povera lei. O poverini noi? Osservando i desolanti scenari della politica europea qualcuno potrebbe azzardare un «povera Mogherini». Più che l'«Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione Europea» Federica Mogherini sembra infatti una piccola fiammiferaia eternamente acquattata dietro le vetrine dei grandi eventi internazionali. Ed eternamente ignorata. Se bisogna correre da Vladimir Putin e discutere un cessate il fuoco per la martoriata Ucraina, come è successo qualche giorno fa, quei cattivoni di Merkel e Hollande manco la interpellano. Quando si deve condurre il negoziato sul nucleare con l'Iran, ruolo riservato ufficialmente al capo della diplomazia europea, quei birboni di americani e iraniani - spalleggiati da Francia, Germania, Russia e Cina - le preferiscono Lady Ashton l'arcigna, ma probabilmente più affidabile, baronessa inglese transitata prima di lei sullo scranno di rappresentante europeo. Se invece si tratta di implorare un minimo di solidarietà per i due marò prigionieri in India la risposta è solo un muro di sconfinata indifferenza.
Attenzione però, stavolta a pensar male illudendoci che i cattivi siano gli altri si sbaglia. E di grosso. Il problema non sono i poco simpatici «amici» europei, ma la conclamata inconsistenza e dell'inesperto personaggio che Matteo Renzi ha prima nominato ministro degli esteri e poi immeritatamente promosso al ruolo di Lady Pesc. Per questo l'esclamazione corretta non è «povera lei», ma «poveri noi». Da quando questa dilettante allo sbaraglio allevata nelle batterie del Partito Democratico è scesa in campo la politica estera italiana è letteralmente scomparsa. E con essa si è dissolta anche qualsiasi parvenza di difesa degli interessi nazionali. In compenso ci siamo conquistati le banalità con cui Federica Mogherini tenta di sopperire alla propria cronica inadeguatezza. Da Monaco, dove vaga ignorata tra i corridoi della Conferenza sulla Sicurezza, la responsabile della Sicurezza Europea ci spiega che in Libia è arrivato l'Isis. La constatazione risente di un ritardo di almeno tre mesi, ma non è questo il problema. Il problema vero è che da una al suo posto non ci attendiamo solo notarili attestazioni di conclamati disastri, ma proposte politiche o militari. Ma per Federica Mogherini la Libia - distante 400 chilometri dalle nostre coste - è chiaramente un non problema. Da quando è approdata alla Farnesina fino a quando è volata Bruxelles - superando invisibile ed impercettibile il semestre italiano di presidenza europea - la Mogherini non si è fatta latrice di una singola iniziativa riguardante l'ex colonia da cui sarebbe auspicabile continuare ad importare anche petrolio e gas oltre ai 170mila clandestini dell'ultimo anno.
Sul fronte Ucraina, dove l'Italia avrebbe tutto l'interesse a difendere le importazioni di gas russo e le esportazioni verso Mosca, il suo operato è altrettanto inconsistente. Se non addirittura dannoso. In una recente intervista a Repubblica Federica si compiace infatti di annoverare tra i propri meriti l'estensione delle sanzioni alla Russia decisa dal Consiglio dei ministri degli Esteri europei. Come se non bastasse l'imposizione a Bruxelles di questa «piccola fiammiferaia», spesso inutile e talvolta dannosa, ci ha costretto a rinunciare alla nomina di commissari ben più essenziali per difendere gli interessi politico economici dell'Italia. Silvio Berlusconi a suo tempo aveva piazzato Antonio Tajani sulla poltrona dell'Industria.
Per avvantaggiare la Mogherini Matteo Renzi ha invece preferito rinunciato ad un Commissario all'agricoltura fondamentale per difendere le specificità della nostra produzione alimentare. E cosi mentre l'Europa ci ignora e ci scavalca non possiamo neppure protestare. Perché, tapini noi, «chi è colpa del suo mal pianga se stesso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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