"Italiani ancora un anno a Kabul"

Lo ha detto ieri Renzi. In Turchia un F16 di Ankara abbatte un drone russo, ma Mosca nega: "Non è nostro"

"Italiani ancora un anno a Kabul"

La missione doveva chiudere i battenti a fine 2015, ma in Afghanistan rischiamo di restarci un altro anno. Lo ha fatto capire chiaramente il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervenendo ieri all'università di Venezia. L'Italia sta «decidendo in queste ore» ha detto il premier. «Stiamo valutando se prolungare di un altro anno la nostra presenza in Afghanistan, come ci è stato chiesto dall'amministrazione americana» ha spiegato Renzi. A Herat abbiamo ancora 700 uomini e altri 50 a Kabul. In teoria dovevamo ritirarci a settembre lasciando nella capitale solo una sessantina di addestratori, ma i talebani stanno guadagnando terreno. «Avete sentito tutti cosa ha detto il presidente Barack Obama» ha spiegato Renzi riferendosi allo stop del ritiro Usa annunciato 48 ore fa. Peccato che in giugno in visita al contingente a Herat il capo del governo, in mimetica, avesse detto: «Vi chiedo di restare ancora qualche mese. Uno sforzo in più perché la fase finale è la più difficile e abbiamo bisogno di non disperdere il lavoro fatto e il sangue versato». Il termine ultimo doveva essere fine anno, ma adesso potremmo restare in Afghanistan per tutto il 2016.

Sull'altro fronte della guerra in Siria i turchi hanno abbattuto un drone che violava il loro spazio aereo. Il Pentagono, attraverso la Cnn, ha fatto trapelare la notizia che il velivolo senza pilota sarebbe russo. Mosca smentisce, sostenendo che aerei e droni sono tutti tornati alla base dopo le operazioni contro gli estremisti in Siria.

L'ennesimo incidente è avvenuto ieri attorno alle 11.30 italiane. Un F16 turco ha intercettato il drone nello spazio aereo del proprio paese al confine con la Siria. I militari di Ankara hanno lanciato via radio «tre avvertimenti». Poi il drone è stato abbattuto. Il ministro degli Esteri, Feridun Sinirlioglu, ha precisato che è precipitato 3 km all'interno del territorio turco nei pressi del villaggio di Deliosman. La provincia è quella meridionale di Kilis che confina con la Siria a nord di Aleppo, dove è scattata in questi giorni un'offensiva dell'esercito siriano appoggiata dai miliziani sciiti libanesi Hezbollah, consiglieri iraniani e dai bombardamenti russi.

«È molto simile ad un Orlan 10 di fabbricazione russa, un piccolo drone tattico da sorveglianza ravvicinata” spiega al Giornale Davide Cenciotti, esperto del sito theaviationist.com. «Lo scorso luglio ne era caduto un altro, ma nella provincia siriana di Latakya - aggiunge -. Non è escluso che i russi li abbiano forniti alle forze governative. Un drone del genere può essere usato anche dalle forze speciali».

Il presidente Vladimir Putin ha confermato ieri, che uno dei principali obiettivi della campagna aerea russa è fermare i volontari dei gruppi jihadisti in Siria e

Iraq che provengono dalla Russia e dalle ex Repubbliche sovietiche dell'Asia centrale. «Sono da 5000 a 7000 - ha dichiarato Putin - e non possiamo consentire che tornino a casa per applicare l'esperienza acquisita in Siria».

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