Italicum, Renzi incassa la prima fiducia alla Camera

Renzi intasca la prima delle tre fiducie poste dal governo sulla legge elettorale. Dai calcoli risultano 38 gli esponenti della minoranza interna che non hanno votato sì

Italicum, Renzi incassa la prima fiducia alla Camera

Un ostacolo è stato superato senza problemi. Il governo ha incassato la prima delle tre fiducie poste sull’Italicum. I votanti sono stati 559, un astenuto, 352 i sì e 207 i no. La maggioranza che sostiene il governo Renzi parte, sulla carta, da 396 voti: dunque, mancano 44 voti, ma vanno considerate le assenze giustificate. Dai tabulati del voto, tenendo conto delle assenze giustificate, emerge che sono 38 i deputati del Pd che non hanno votato la fiducia (ai 36 dei tabulati vanno aggiunti Roberto Speranza e Guglielmo Epifani che risultano in missione ma hanno espresso pubblicamente la dichiarazione di non voto). Non hanno partecipato al voto anche 9 deputati di Forza Italia, 3 di Ap (Ncd e Udc), 3 del M5S, 4 del gruppo Misto, 1 di Sel
e 1 di Fdi.

Il fronte del no si assottiglia e Renzi si avvia a chiudere con un successo la sfida con la minoranza Dem. Le votazioni sugli altri due articoli, il 2 e il 4, sono in programma domani. Il 3 non dev’essere votato perché non è stato modificato.

"Siamo in linea con i numeri delle altre fiducie. È il primo passo", commenta a caldo il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, uscendo dall’Aula della Camera. Il ministro esprime "soddisfazione" per il risultato. "È incomprensibile - ha detto Matteo Orfini, presidente del Pd - la decisione di non votare la fiducia da parte di dirigenti del Pd, come Bersani e Letta, che hanno guidato il partito in momenti molto più complicati, durante i quali è stata posta la fiducia senza discussioni". E Renzi? Festeggia e ringrazia con un tweet: "Grazie di cuore ai deputati che hanno votato la prima fiducia. La strada è ancora lunga ma questa è #lavoltabuona".

L’articolo 1 ("Elezione della Camera dei deputati") stabilisce tra l’altro che entreranno a Montecitorio le liste che ottengono su base nazionale almeno il 3% dei voti. Viene introdotto il ballottaggio e alla lista che al primo turno raggiungerà il 40% dei consensi andrà il premio di maggioranza, pari a 340 seggi. In assenza di tale risultato, il premio andrà alla lista vincitrice del secondo turno ('esclusa ogni forma di collegamento tra liste o di apparentamento tra i due turni di votazione').

L’Italia al voto sarà divisa in cento collegi plurinominali (salvo disposizioni particolari per Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige) con la possibilità di dieci "pluricandidature" per i capilista. Sarà possibile indicare due preferenze, nel rispetto dell’alternanza di genere, oltre al capolista. La riforma entrerà in vigore, dispone lo stesso articolo, da luglio 2016.

I democratici che non hanno votato la fiducia

Ecco i nomi dei 38 deputati della minoranza Pd che non hanno votato la fiducia al governo sull’Italicum: Roberta Agostini, Albini, Bersani, Bindi, Bossa, Bruno Bossio, Capodicasa, Cimbro, Civati, Cuperlo, D’Attorre, Fabbri, Gianni Farina, Fassina, Folino, Fontanelli, Fossati, Carlo Galli, Giorgis, Gnecchi, Gregori, Laforgia, Letta, Leva, Maestri, Malisani, Marco Meloni, Miotto, Mugnato, Murer, Giorgio Piccolo, Pollastrini, Stumpo, Vaccaro, Zappulla, Zoggia, Epifani,

Speranza.

Brunetta: Forza Italia compatta sul no

"In 38 nel Pd contro deriva autoritaria Matteo Renzi. Forza Italia compatta nel ribadire il ’nò ad una cattiva e pericolosa legge elettorale". Lo scrive su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio.

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