Londra Saranno le prime elezioni natalizie dal 1923: dopo tre tentativi andati a vuoto Boris Johnson e il partito conservatore sono ieri riusciti a convincere il Parlamento a dire basta. Il Regno Unito andrà a elezioni anticipate il 12 dicembre sperando così di porre fine a uno stallo durato oltre 3 anni durante i quali Westminster non ha saputo trovare una posizione comune per sciogliere il nodo Brexit. Perché il voto di dicembre sarà un'elezione solo di nome ma in realtà sarà un referendum con una sola questione sul tavolo: se e come uscire dall'Ue.
Il governo ha vinto con 428 voti a favore e 20 contro, respingendo anche un emendamento proposto dalle opposizioni per anticipare il voto al 9 dicembre. Le opposizioni volevano anticipare il giorno per evitare la possibilità - esclusa dal governo ma temuta soprattutto dai Lib-Dem - che il parlamento potesse nel frattempo approvare il nuovo accordo con l'Ue. Si è posto così fine con una maggioranza schiacciante a quello che, durante il dibattito di ieri, è stato definito Parlamento-Purgatorio, per essere rimasto nel limbo e non aver saputo dirimere la questione Brexit. L'unica che importerà nelle prossime settimane.
Che si stesse andando verso le elezioni anticipate lo si era intuito dalla mattinata di ieri quando anche il Labour ha ceduto allineandosi alle posizioni favorevoli al voto di Lib-Dem e nazionalisti scozzesi del Snp. Rimanere contrario sarebbe stata una posizione irragionevole e attaccabile durante la campagna elettorale: per il voto di ieri infatti bastava una maggioranza semplice, già garantita dalle decisioni di tutti gli altri principali partiti. Il Labour di Corbyn esce tuttavia in una posizione di debolezza dall'evoluzione degli eventi negli ultimi giorni. Diviso al suo interno tra favorevoli e contrari a elezioni anticipate (il vice di Corbyn, McDonnell, ne è un fiero oppositore), dipinto efficacemente dalla retorica governativa come l'alfiere dell'attendismo e dello stallo parlamentare, il Labour va alle elezioni in posizione di svantaggio. I Lib-Dem hanno il vento in poppa per la loro posizione chiara pro-Europa, l'Snp è convinto di fare bottino pieno in Scozia, i Tory guidano tutti i sondaggi di oltre 10 punti percentuali. Il partito di Corbyn, di contro, mantiene una posizione pilatesca per cercare di tenere insieme le diverse anime dell'elettorato laburista. Anche alle elezioni del 2017 partiva in forte svantaggio ma ha saputo condurre un recupero sensazionale che ha tolto la maggioranza a Theresa May, grazie anche alla capacità di Corbyn di sintonizzarsi sul suo elettorato. I dirigenti laburisti sperano nello stesso exploit, ma gli avversari stavolta non saranno solo i Tory e non siedono solo a Westminster.
La grande scommessa governativa sulle elezioni anticipate dovrà misurarsi infatti anche con il Brexit Party di Farage, primo partito inglese alle scorse elezioni europee: Boris Johnson non ha mantenuto fede alla promessa di uscire il 31 ottobre, la sua è solo una Brexit di nome, questo parlamento ha fallito: il tam tam mediatico del partito di Farage è già cominciato.I contendenti sono molti, il rischio, come sottolineato da più parti anche durante il dibattito parlamentare di ieri, è che il voto di dicembre riconsegni un parlamento senza maggioranza.
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