Ora c'è l'ammissione dell'Arabia Saudita: il giornalista Jamal Khashoggi è morto all'interno del consolato saudita a Istanbul. Secondo il New York Times Khashoggi, editorialista del Washingotn Post, da sempre voce critica nei confronti del principe Mohamed bin Salman, sarebbe stato strangolato in un vero e proprio agguato. Il governo di Riad sostiene invece che la morte sarebbe stata provocata da una colluttazione seguita a un tentativo di fuga dell'uomo. Una versione questa che non convince nessuno, nemmeno le autorità turche. «La Turchia svelerà quello che è successo davvero - ha annunciato Omer Celik, portavoce del partito di governo Akp -. Nessuno deve dubitare di questo». Celik parla di «un debito d'onore» da parte di Ankara. Ma la verità è che sulla vicenda il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta giocando una partita fondamentale per mettere all'angolo un rivale nel risiko mediorientale e per screditare il principe Mohammed bin Salman, da sempre nemico della Turchia.
Il governo di Riad prova a cavarsela trovando un capro espiatorio. Si tratta del generale Ahmed al-Asiri, uno dei consiglieri più vicini al principe ereditario Mohammed bin Salman, che secondo il governo saudita sarebbe stato il principale organizzatore dell'omicidio di Khashoggi ed è stato per questo rimosso dall'incarico di vicecapo dell'intelligence. Del resto un segnale Riad doveva darlo. Re Salman ha disposto una drastica ristrutturazione dei vertici dell'agenzia generale dell'intelligence saudita, affidando la supervisione proprio a Mohammed bin Salman. Per l'omicidio di Khashoggi le autorità saudite hanno arrestato 18 persone: 15 coinvolti direttamente, due funzionari del consolato e un autista.
Secondo la ricostruzione fornita dal New York Times, che cita fonti ufficiali saudite ma anonime, Riad aveva emesso un ordine generale di rimpatriare i dissidenti che vivevano all'estero. Quando il consolato di Istanbul ha riferito che Khashoggi si sarebbe recato in sede il 2 ottobre per ottenere un documento necessario al suo prossimo matrimonio, il generale Ahmed al-Asiri avrebbe inviato per rapirlo una squadra di 15 uomini, tra i quali Maher Abdulaziz Mutrib, bodyguard del principe ereditario. Ma a causa di una serie di errori nella catena di comando il tentativo di fuga di Khashoggi si sarebbe trasformato in un'aggressione conclusa con lo strangolamento del giornalista e con la sparizione del suo cadavere, affidato a un collaboratore locale del consolato. I funzionari turchi sono però convinti che i sauditi abbiamo fatto a pezzi il cadavere di Khashoggi con una sega e stanno cercando i suoi resti nella foresta di Belgrado vicino a Istanbul.
Sulla
vicenda è intervenuto anche il presidente degli Usa Donald Trump, che ha parlato di «un primo passo verso la verità» ma ha negato la possibilità di sanzioni contro l'Arabia Saudita. Troppo goloso il business della vendita di armi.
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