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Kim minaccia di colpire Guam. Gli Usa: "Stop o sarà distrutto"

Pyongyang pronta ad attaccare l'avamposto nel Pacifico Trump: noi la nazione più potente, posso usare la forza

Kim minaccia di colpire Guam. Gli Usa: "Stop o sarà distrutto"

New York - Ora che la Nord Corea è entrata di diritto nel club delle potenze atomiche, Kim Jong-un alza ulteriormente il tiro e paventa lo spettro di un attacco nell'avamposto militare americano di Guam. Dopo la notizia degli 007 Usa che Pyongyang è riuscita a sviluppare una testata nucleare miniaturizzata c'è stato un duro botta e risposta, con l'avvertimento del presidente Donald Trump che in caso di reiterate minacce dal regime, Washington risponderà con «fuoco e furia, come il mondo non ha mai visto». La reazione del giovane leader non si è fatta attendere, e tramite l'agenzia di stato Kcna, citata dai media americani, ha fatto sapere che la Nord Corea starebbe «considerando attentamente» un piano per colpire Guam, l'isola nel Pacifico occidentale che dalla fine dell'Ottocento è territorio statunitense. Nella mattinata di ieri, poi, è stato il tycoon a rincarare la dose: «Il mio primo ordine da presidente è stato quello di rafforzare e ammodernare il nostro arsenale nucleare, che è ora più forte e più potente che mai» ha scritto su Twitter. «Speriamo di non dover usare questa forza - ha aggiunto - ma non ci sarà neppure un momento in cui non saremo la nazione più potente del mondo».

Nella dichiarazione diffusa da Kcna, invece, Pyongyang ha parlato di un potenziale attacco alla Andersen Air Force Base (una delle due presenti a Guam) progettato per «inviare un forte segnale di avvertimento». Tra la gente sull'isola del Pacifico, situata a 3.400 km da Pyongyang, dove si trova il sistema antimissile Thaad e una vasta dotazione di cacciabombardieri B-52, cresce la tensione. Pur se il governatore Eddie Baza Calvo ha tentato di tranquillizzare la popolazione dicendo di essere in contatto con la Casa Bianca e di aver ricevuto rassicurazione che il Paese «sarà difeso. Guam è territorio americano - ha detto - e un attacco contro di noi è un attacco contro gli Stati Uniti». Per ora «non ci sono cambiamenti nel livello di minaccia da parte di Pyongyang» ha spiegato. Anche le Hawaii si sentono nel mirino, tanto che il mese scorso la Emergency Management Agency dell'Aloha State ha lanciato una campagna educativa per spiegare ai cittadini cosa fare in caso di attacco missilistico.

«La Corea del Nord dovrebbe smetterla con azioni che potrebbero portare alla fine del suo regime e alla distruzione del suo popolo», ha avvertito da parte sua il capo del Pentagono, James Mattis. «Stiamo lavorando a una soluzione diplomatica» per risolvere la crisi, ha continuato, assicurando che Pyongyang «perderebbe» qualunque conflitto, se venisse iniziato. Mentre il segretario di stato Rex Tillerson, che ieri è arrivato a Guam, ha tentato di abbassare i toni dello scontro. «Non credo ci sia alcuna minaccia imminente da parte della Corea del Nord, gli americani dovrebbero dormire tranquilli», ha detto. Precisando poi come il recente scambio di minacce tra le due potenze non significhi che Washington si stia avvicinando all'opzione militare: «Penso che il presidente Trump stia inviando un messaggio forte a Pyongyang nella lingua che Kim Jong-un capisce, poiché non sembra comprendere il linguaggio diplomatico».

E dalla Cina arriva un invito alla moderazione: «Ci auguriamo che tutte le parti parlino con cautela e si muovano con prudenza - ha sottolineato il ministero degli Esteri - evitando di provocarsi a vicenda con un'ulteriore escalation della tensione, e battendosi invece per il ritorno quanto prima al binario del dialogo e dei negoziati».

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