Perché l'indagine della Procura di Roma sugli appalti pubblici che sta creando imbarazzi al ministro Alfano è stata denominata «Labirinto», si capisce scorrendo le 564 pagine dell'ordinanza che ha portato in carcere 12 persone e altrettante ai domiciliari. Perché è un labirinto di società quello utilizzato dal sodalizio per accaparrarsi commesse pubbliche (Inps, Inail, Poste, Enel, Consip, ministeri dI Giustizia e Istruzione) e arricchirsi con subappalti fittizi a società create ad hoc. Attività agevolata dai contatti del faccendiere Raffaele Pizza e di suo fratello Giuseppe, in grado secondo il gip Giuseppina Gugliemi di arrivare ad «altissime cariche istituzionali». Delle false fatturazioni si sarebbe occupato il sedicente commercialista Alberto Orsini, uno dei personaggi chiave dell'inchiesta: «Rendeva un servizio di false fatturazioni in favore di imprenditori interessati ad evadere il fisco e a costituire fondi neri», si legge nell'ordinanza. Le fatture erano emesse da cartiere utilizzate per i subappalti inesistenti, per simulare cioè «accordi commerciali che consentissero alle società titolari di appalti pubblici di imputare le maggiori o ingiustificate uscite dalle casse sociali al pagamento dei corrispettivi dovuti alle cartiere per il servizio reso». Parte delle rimesse di denaro venivano restituite alle società che effettuavano i pagamenti per la formazione di fondi neri.
E dalla stessa indagine spunta una conversazione che coinvolge la famiglia di Alfano, in una vicenda di presunte raccomandazioni per le Poste: in una telefonata un'indagata spiega che «mi ha chiamato suo padre, mi ha mandato 80 curriculum...» aggiungendo «tu buttali dentro... e il fratello comunque è funzionario delle Poste». Ma partiamo dall'altra storia dell'inchiesta. Dal denaro.
«SPICCIAVANO I SOLDI»
Orsini il meccanismo lo racconta così in un'intercettazione del 12 maggio 2014, riferendosi alla perquisizione subita un mese prima. Rivela di aver subito un controllo su 26 società da lui amministrate, facenti capo ad un pool di amministratori dietro ai quali c'erano 7-8 nomi di società che a loro volta lavoravano in Inps, Poste e altri enti e che a suo dire «spicciavano un po' di soldi in contanti per pagare il nero... per esempio davano 100 e gli restituivano 80 in contanti».
«CON ME AI VERTICI DELL'INPS»
Il 18 marzo 2015 Orsini sa che la Procura sta indagando su di lui. «Mo ce sta st'indagine - dice - stanno andando talmente avanti... che c'è sicuramente l'idea che tramite me possono arrivà a pezzi grossi dell'Inps. Cioè... tramite me vogliono arrivare a colpire appalti per l'Inps coi quali a me non me ne po' frega de meno... io non ho fatto niente co loro... io gestisco la contabilità di qualche azienda in sub-appalto all'Inps. Allora le aziende vincono le gare... poi ad alcune di queste a cascate il lavoro va a finire a società ancora più piccole... delle quali io gestisco la contabilità... allora questi stanno vedendo in giro che... che effettivamente possono, tramite me, risalire e prendere alle spalle sta situazione... ho girato un po' troppi soldi in contanti... porca puttana... sempre per pagà a gente eh! Sai questi me facevano delle cose e io poi li pigliavo e in contanti glieli davo... na cazzata ho fatto».
I VOTI VIA CALL CENTER
A riprova dei legami di Pizza con l'imprenditore Roberto Boggio, il gip riporta conversazioni dalle quali si capisce che il primo è in grado di utilizzare il call center Inps-Inail per le campagne elettorali. Il 5 marzo 2015, si legge nell'ordinanza, Giuseppe Pizza deve inviare una mail a Francesco Schittulli, politico candidato per la presidenza regione Puglia, per accreditare tale Rocco Colucci quale rappresentante della Dc al tavolo delle trattative della coalizione per le regionali pugliesi. Alle 12 arriva in ufficio tal Giovannino, che parla di politica con Raffaele Pizza: vuole fare una lista civica al paese di Grazzanise (Caserta) dove il padre è candidato a sindaco. Pizza dice che farà fare cinque diecimila telefonate dai call center, che gli farà una campagna capillare.
IL PC SOTT'ACQUA
Pizza ha saputo che i finanzieri hanno sequestrato negli uffici di Orsini documenti riferibili all'appalto Inps. Sa che dovrà giustificare le sovrafatturazioni e cerca di sviare i sospetti da Vittorio Crecco, l'ex direttore dell'Inps finito ai domiciliari. Così il 28 gennaio 2015 distrugge tutto e si raccomanda di togliere hard disk e memorie dai computer per non lasciare traccia.
Un collaboratore gli chiede cosa deve fare di un documento che riguarda l'Inps e Crecco e lui risponde: «Butta tutto... vieni qua che ti faccio vedere io come si fa». E dall'intercettazione si sente Pizza che sbatte presumibilmente una componente del Pc e poi lo mette sotto l'acqua.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.