
Le lacrime di Elsa Fornero, al tempo ministro al Lavoro del governo Monti, ce le ricordiamo eccome. Alcuni se le ricordano più di altri. Perché, dopo il piagnisteo in diretta, si erano dovuti beccare anche le conseguenze. Erano i famosi esodati. E ieri ci sono tornati in mente sia lei sia tutti quegli italiani rimasti nel guado con la pensione quando abbiamo visto il video in cui la cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, piangeva alla Camera dei Comuni davanti alla leader Tory, Kemi Badenoch, che attaccava il premier laburista Keir Starmer dopo la recente approvazione della riforma del welfare.
Le chiamano riforme lacrime e sangue. Che, a volte, in tempi in cui bisogna tirar la cinghia - per carità - ci stanno eccome. Solo nel lungo periodo si può capire se hanno un senso oppure no. Se sono una medicina per il Paese oppure se non fanno altro che mandarlo al Creatore. In ogni caso a versare le lacrime, di solito, sono i cittadini e non i politici. Perché le stramaledette riforme di cui sopra - quelle che un tempo ci hanno servito nottetempo, di nascosto, e che poi hanno iniziato a rifilarci suonando il motivetto del "ce lo chiede l'Europa" (ombrello per qualsiasi sola che rischia di far perdere al premier di turno barcate di voti in un sol schioccare di dita) ebbene quelle riforme lì mica ricadono sul groppone della Fornero di turno. Ricadono sui cittadini. Questi cittadini, però, devono avere davanti a loro capitani decisi e risoluti, certi delle proprie scelte, sicuri che quelle riforme (per quanto dolorose) servano a garantire un futuro migliore: se non ai cittadini che le subiscono, almeno ai loro figli o ai loro nipoti. Hanno cioè bisogno di sapere che chi li guida in quella valle di lacrime sa bene dove vuole portare lo Stato.
Ora, in Inghilterra, un Paese che non ha mai visto piangere Churchill, le modifiche apportate per contenere la rivolta dei deputati della maggioranza laburista hanno di fatto depotenziato la riforma del welfare e, stando alla versione del Tesoro, potrebbe essere che la Reeves fosse "turbata per ragioni personali". Ragioni che "non ha voluto rendere pubbliche". Tuttavia, e lo diciamo con il massimo rispetto nei confronti della cancelliera, quelle lacrime restano pur sempre un segno di debolezza.
Lacrime di un comandante in capo che non sa essere un comandante in capo, che nei momenti più duri non sa tenere a freno i propri sentimenti e pensare solo al proprio Paese. Mandando così a picco sterlina e titoli di Stato.