L'allarme lo ha lanciato, ben prima della tentata strage di Macerata, il direttore dei servizi segreti interni francesi. Patrick Calvar, in un'audizione nel 2016 a porte chiuse al parlamento di Parigi sull'emergenza terrorismo aveva sottolineato alla fine del suo intervento lo scenario peggiore, che i suoi analisti stavano individuando. Il direttore del Dgsi temeva concretamente «l'enorme pericolo» per l'Europa per un neanche tanto lontano scontro etnico e religioso. Da una parte la popolazione originaria e dall'altra gli immigrati. Calvar, veterano dei servizi segreti, non parlava solo della Francia, ma pure di gran parte dei paesi europei coinvolti nell'arrivo dei migranti, come l'Italia. «Non percepiamo l'aumento della rabbia - dichiarava il capo dell'intelligence in maniera riservata - e non vediamo l'avvicinarsi di uno scontro fra comunità, che rischia di essere brutale».
La caccia a colpi di pistola al nero di Luca Traini fa esattamente parte di questo scenario. La gente comune su Facebook e gli stessi lettori dei giornali, compreso il nostro, lo danno già per scontato. «È solo l'inizio», «ancora qualche anno poi sarà il far west» e «continuano a fare di tutto perché si arrivi al punto di non ritorno». Sono i commenti più comuni alla sparatoria contro i migranti, piuttosto che la netta condanna. E ieri è apparso un cartello nel centro storico di Perugia con la frase choc: «Macerata non è che l'inizio».
I francesi hanno le bombe a orologeria delle banlieue, che non esistono nella stessa forma in Italia, ma non mancano aree e quartieri nelle grandi città che danno l'impressione di essere in mano agli stranieri e quasi off limits. Due anni fa uno studio della Fondazione Leone Moressa aveva già individuato le periferie oppure i quartieri a rischio. Le città più esposte sono Bologna, Milano e Livorno, mentre il Sud è piazzato in fondo alla classifica. Bologna risaltava per l'alta presenza di stranieri e il grande divario del reddito medio fra immigrati e il resto della popolazione. Altro problema il sovraffollamento: gli stranieri vivono in media in abitazioni di 68 metri quadrati, 35 in meno rispetto agli italiani. Al secondo posto delle città a rischio c'è Milano, con il 95% degli immigrati in periferia. A Pioltello, alle porte della città, si calcola che il 25% della popolazione sia composta da immigrati. Al Satellite, un insieme di palazzi, gli italiani sarebbero solo due su dieci.
«Per ora il caso di Macerata è isolato - spiega una fonte delle forze dell'ordine - Anche se sui social è notevole il seguito favorevole a questa azione criminale, ci risulta ancora difficile che dalle parole si passi ai fatti provocando un'escalation. Però l'esasperazione sugli immigrati esiste e non va sottovalutata».
Anche a Roma in quartieri come Torpignattara e a Padova nel rione Arcella o a Cinisello Balsamo nella zona Crocetta, la situazione è al limite.
Sui social in tanti non hanno dubbi sul futuro scontro etnico previsto dai servizi francesi. A. C., una laureata di Orvieto in apparenza tranquilla, posta un articolo sulla caccia al nero di Macerata è dopo una dotta frase in latino scrive in maiuscolo: «In fisica si chiama principio di azione e reazione». Gran parte dei commenti non condannano chiaramente il pistolero Traini. «Non bisogna arrivare a questi livelli, ma questo dimostra che la misura è colma - scrive un nostro lettore - quindi si deve cambiare registro altrimenti scoppierà una guerra razziale e questa è una avvisaglia da non sottovalutare». Un altro è convinto che «stiamo diventando terra di frontiera; pieno far west.
Kansas city, Abilene, Dodge City, Tukson, al confronto di quello che stano diventando le nostre città invase da orde africane che si spacciano per profughi e soggiornano a nostre spese, erano tranquillissime cittadine di pionieri». E abbondano gli attacchi alla sinistra: «Il governo Pd sarà contento perché sapevano che con questa invasione incontrollata sarebbe andata in questo modo. E siamo solo agli inizi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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