La politica ha un linguaggio tutto suo. Fatto di regole e codici che, soprattutto per gli addetti ai lavori, sono in molti casi difficili da equivocare. Così, quando Matteo Salvini si spinge fino a proporre ai Cinque stelle di «scrivere insieme» la mozione di sfiducia al governo dopo i fatti che hanno portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi, fa un gesto che in molti interpretano come una mano tesa al movimento. D'altra parte, sono giorni che si teorizza di possibili convergenze Lega-M5S, al punto che qualcuno ha ipotizzato che si stia lavorando ad un simbolo comune.
Uno scenario di pura fantascienza, fosse solo perché l'afflato del Carroccio verso Beppe Grillo non pare essere corrisposto.Il Salvini che arriva a immaginare di sedersi ad un tavolo per collaborare alla stesura della mozione di sfiducia, infatti, si becca un deciso «no grazie» da Roberto Fico, uno dei componenti del direttorio grillino. Che senza giri di parole manda a dire al segretario della Lega che se vuole possono votare la loro di mozione, «ma insieme non scriviamo niente». Con tanto di chiusa sarcastica: «Al massimo ti fai un selfie!». Non c'è, insomma, la corrispondenza di amorosi sensi che qualcuno aveva immaginato. Anche perché alla Casaleggio Associati hanno ben chiaro che una convergenza del movimento con la Lega avrebbe come conseguenza una cospicua perdita di consensi. Di qui, la replica piccata di Fico, proprio per certificare una distanza che resta siderale. E che ha come diretta conseguenza l'alzata di scudi di un Salvini che probabilmente pensava di portare a casa una qualche apertura. Se ne fanno ambasciatori i capigruppo del Carroccio Gianmarco Centinaio e Massimiliano Fedriga che non solo bollano i Cinque stelle come «chiacchieroni» ma li accusano di «proteggere questo governo» perché «Grillo, Di Maio e compagni sono amici di Renzi».
È il primo scontro tra Lega e M5S che si ricordi da molto tempo. Perché il Carroccio - a differenza di tutti gli altri partiti - perfino sulla vicenda di Quarto si guardò bene dal puntare il dito su Grillo.
Anzi, pochi giorni dopo arrivò l'endorsement di Salvini per le candidate grilline di Roma e Torino. Virginia Raggi e Chiara Appendino, disse, sono «brave» e «vanno forte». Un apertura di credito che ieri ha finito per arenarsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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