Matteo Renzi aggiorna ancora una volta la sua maggioranza e in occasione del voto sulle unioni civili aggrega ufficialmente un nuovo drappello di parlamentari eletti nelle liste «Popolo della libertà-Berlusconi presidente». Si tratta dei senatori del Gruppo Ala di Denis Verdini che completano il loro percorso e compiono l'ultimo passo: quello del voto di fiducia. Una nuova pagina di trasformismo parlamentare certo non salutata con entusiasmo dal centrodestra che chiede a Sergio Mattarella di intervenire. Ma nel giorno in cui il premier saluta questo «soccorso parlamentare» perde definitivamente il popolo del Family Day che attraverso Massimo Gandolfini, leader del movimento, sfiducia il premier annuncia battaglia contro Renzi già dal referendum istituzionale.«È cambiata la maggioranza. Ho l'impressione che sia un problema che possa e debba interessare anche il Quirinale» dice il presidente dei senatori azzurri, Paolo Romani. Una richiesta avanzata anche da Deborah Bergamini. «A questo punto il presidente del Consiglio non può esimersi dal recarsi al Quirinale. Non ci sono più scuse, Renzi deve presentarsi alle Camere e chiedere nuovamente la fiducia». Francesco Nitto Palma, annunciando in aula il voto contrario alla fiducia sul maxiemendamento sulle unioni civili, fa invece una profezia: «Oggi vincerete grazie ai voti di Verdini, ma sarà una vittoria di Pirro, perché sono così tutte le vittorie di chi retrocede la politica a un piccolo calesse di potere». Altri, informalmente, si lanciano in una previsione e preconizzano l'ingresso vero e proprio dei verdiniani in autunno, dopo il referendum.Chi brandisce toni più accesi è la Lega. «Oggi nasce l'unione civile tra Renzi, Alfano e Verdini, i maestri dell'infedeltà politica in questo paese, vergognatevi» dice il capogruppo Gian Marco Centinaio. Ancora più duro Matteo Salvini: «Verdini e poltronari vari entrano al governo, ormai è un Parlamento vergognoso. Italiani, andiamo a prenderli e chiuderli dentro il palazzo?». Fabrizio Di Stefano di Forza Italia punta il dito contro Angelino Alfano: «È vergognoso il dietrofront di Ncd e deprecabile l'ipocrisia con cui Alfano e compagni gridano vittoria di fronte a una scelta finalizzata solo a mantenere le poltrone». Dura anche Eugenia Roccella. «La contentezza che in queste ore Alfano e i suoi esibiscono è dovuta al fatto di poter dimostrare che i loro voti sono indispensabili. Non ha importanza se le unioni civili non sono mai state nel programma né di Alfano né di Cesa, né che il maxiemendamento apre di fatto alla stepchild».Da fuori dall'aula, dal marciapiede di fronte al Senato, arriva invece l'affondo di Massimo Gandolfini che chiede a Mattarella di non firmare la legge. «Ci sentiamo traditi, a Renzi presenteremo il conto al referendum costituzionale di ottobre. Faremo i comitati per il No. Renzi si è fatto beffa del popolo del Circo Massimo, non ha mai voluto contatti con noi». Verso Alfano «c'è delusione che si sta trasformando in rabbia. Il fatto che le nozze gay in Italia siano votate da senatori che si dicono cattolici è sconcertante. Vengono calpestati 2000 anni di storia del cristianesimo con arroganza e protervia.
È stato messo il bavaglio al confronto democratico, siamo alla dittatura». Secondo Gandolfini, la legge che sarà approvata «equivale alle nozze gay. E vedrete che da ora in poi per via giurisprudenziale passerà di tutto, adozioni comprese».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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