Lanciano, tracce delle belve: "Capo pugliese e 4 dell'Est"

La banda era convinta che la famiglia avesse appena realizzato un'ingente vincita

Lanciano, tracce delle belve: "Capo pugliese e 4 dell'Est"

Gli inquirenti avrebbero in mano le immagini dei volti di due dei quattro rapinatori di Lanciano, che sarebbero stati identificati grazie ai fermi immagine presi dalle telecamere della banca da cui i malviventi sono andati a prelevare 2mila euro con le carte di credito delle vittime. L'italiano, l'unico dei quattro a parlare, avrebbe avuto un accento pugliese, secondo la testimonianza di Claudio Martelli, il medico in pensione aggredito insieme alla moglie, alla quale è stato tagliato un lobo dell'orecchio. A fornire i pin dei bancomat sarebbe stato proprio il proprietario di casa, che dopo essere stato massacrato di botte ha preferito assecondare i malviventi, in modo da evitare di essere ucciso assieme alla sua famiglia. Questo dopo le ripetute richieste di indicare la cassaforte che, però, non era presente in casa. Secondo fonti locali, i rapinatori avrebbero agito perché pensavano di trovare nell'abitazione i soldi di una possibile vincita fatta di recente dai Martelli. Sarebbe stata una ingente somma di denaro. Ciò che crea qualche sospetto è il modus operandi dei delinquenti. I quattro si sono recati al bancomat usando una Yaris di proprietà della famiglia rapinata. Questo comportamento non rientrerebbe nei «canoni della malavita», almeno di quella conosciuta. Gli inquirenti, in ogni caso, un'idea se la sarebbero fatta. Si tratterebbe di un italiano e di un gruppo di stranieri, presumibilmente dell'Est. Il primo sarebbe il mandante, gli altri la manovalanza.

Peraltro, proprio la violenza usata avrebbe fatto pensare a collegamenti con altre rapine realizzate nei mesi scorsi nella provincia di Chieti. Una a carico del titolare di un'agenzia di pratiche auto, picchiato fino a sanguinare per appena 600 euro. «Sono le stesse persone - avrebbe detto Massimiliano Delle Vigne ai giornalisti -, ne sono sicuro. Anche se ho visto solo occhi dietro un cappuccio e voci, tutto combacia: il capo forse è un pugliese, e gli altri sono dell'Est Europa». Intanto, Niva Bazzan, la moglie di Claudio Martelli, ha trovato la forza di raccontare come i malviventi le hanno tagliato il lobo. «È stato il più cattivo dei quattro a tagliarmi l'orecchio - ha detto -, quello che parlava bene l'italiano, non ha avuto nessuna pietà, era molto arrabbiato, continuava a chiedere della cassaforte, diceva che loro sapevano tutto di noi. Vi uccido, vi uccido, continuava a dire. In mano aveva un coltello affilatissimo con la lama a mezzaluna e il manico di legno. Lo ricordo bene, purtroppo».

Il segretario generale del Sap (sindacato autonomo di polizia), Stefano Paoloni, ha elogiato il lavoro «dei colleghi. La squadra mobile di Chieti può contare su 23 unità più qualche uomo del commissariato.

Per far fronte alle indagini di questo efferato delitto è dovuto intervenire anche lo Sco da Roma. Di certo - ha proseguito - Chieti avrebbe bisogno di dotazioni più importanti, ma questo non è il momento della polemica, ora si devono solo trovare i responsabili e assicurarli alla giustizia».

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