Se Matteo diserta il ricordo degli Armeni

Renzi fa il turco sul genocidio degli armeni

Se Matteo diserta il ricordo degli Armeni

Matteo Renzi, si sa, è persona pragmatica. E ancora una volta farà prevalere la ragion di Stato, tenendosi a debita distanza da una questione delicata come il genocidio degli armeni. Lo aveva già fatto una decina di giorni fa. Prima lasciando cadere nel vuoto le parole del Papa che aveva puntato il dito contro lo sterminio etnico avvenuto (nell'allora Anatolia tra il 1915 e il 1916. E poi rifiutando di incontrare il presidente armeno Serzh Sargsyan che in visita a Roma aveva chiesto di essere ricevuto a Palazzo Chigi. Oggi per molti versi il copione si ripeterà. E il governo sarà uno dei pochi a non presenziare alla commemorazione del centenario del genocidio che si terrà a Yerevan, capitale della Repubblica Armena nata dopo la dissoluzione dell'Urss. Il tutto in nome dei superiori interessi commerciali, perché esporsi a favore dell'Armenia significa irritare importanti partner come la Turchia e l'Azerbaigian, da sempre contrari a catalogare gli eccidi di quegli anni come «genocidi».

Così, a Yerevan oggi si terranno le celebrazioni dei cento anni da quella che fu la prima pulizia etnica della storia moderna senza che nemmeno un semplice sottosegretario di Stato sia presente. Ci saranno invece almeno 60 delegazioni di tutto il mondo e diversi capi di Stato e di governo, tra cui il presidente francese Francois Holland e quello Russo Vladimir Putin. E anche gli Usa saranno rappresentati ai massimi livelli con il segretario di Stato al Tesoro Jack Lew. Per l'Italia solo una delegazione parlamentare, con Fabrizio Cicchitto e Pier Ferdinando Casini presenti in qualità di presidenti delle commissioni Esteri di Camera e Senato, e con sette tra deputati, senatori ed europarlamentari.

Dopo il silenzio di dieci giorni fa, dunque, il governo italiano sceglie ancora la via della reticenza, nonostante nel novembre del 2000 il nostro Parlamento abbia votato una risoluzione nella quale riconosceva quello armeno come «genocidio». D'altra parte, sul punto la Turchia è molto sensibile, tanto dall'aver sempre negato il genocidio.

E proprio con Ankara, recuperata da Renzi alla causa di Expo 2015, sono in ballo circa 20 miliardi di dollari di interscambio. Dall'Azerbaigian, invece, partirà il costruendo gasdotto Tap, alternativa agli approvigionamenti russi e algerini. Troppo rischioso, insomma, irritare partner commerciali ed energetici tanto importanti.

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