L'autogol del Viminale sull'agente sospeso perché militante azzurro

Un documento sbugiarda la polizia che aveva assicurato: "Il provvedimento non c'entra con simpatie politiche". Forza Italia: "Alfano chiarisca"

L'autogol del Viminale sull'agente sospeso perché militante azzurro

La polizia si accanisce sull'agente berlusconiano ma fa una gaffe e scoppia la bufera. I fatti riguardano il caso di Giovanni Iacoi, assistente della polizia dello Stato in servizio all'Ispettorato di pubblica sicurezza presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Sulla sua testa da qualche settimana pende una richiesta di sospensione. Che cosa avrà mai fatto l'agente? Nulla. Però è un simpatizzante berlusconiano e, fino a poco fa, pure coordinatore del Lazio dell'Esercito di Silvio, movimento guidato da Simone Furlan. Nulla di male ma per un dirigente della Polizia da poco nominato da Renzi, è colpa grave. Peccato che la legge non vieti agli agenti di avere opinioni politiche né tantomeno di esternarle. Quindi la motivazione per chiedere la sospensione del poliziotto non sussiste. E lo dice pure il Questore che, interpellato, una prima volta respinge la richiesta: non ci sono i presupposti. Ma il dirigente «sinistro» insiste e dice che Giovanni Iacoi ha cancellato da Facebook alcune foto che rendono manifeste le sue opinioni politiche. Cosa non vera perché sono ancora visibili gli scatti che lo ritraggono assieme ad altri militanti berlusconiani. Per il dirigente - solo per lui e non per la legge - una colpa grave.

Il caso viene quindi sollevato e denunciato da Simone Furlan che si appoggia ad alcuni parlamentari azzurri. Ne nasce un'interrogazione parlamentare a firma Renato Brunetta, Jole Santelli e Roberto Occhiuto, depositata lo scorso 29 luglio. Gli azzurri chiedono al ministro dell'Interno se la richiesta di sospensione sia legittima e sottolineano quanto segue. Primo: dal 1990 non c'è più il divieto per le forze di polizia di iscriversi a partiti o movimenti politici. Secondo: il poliziotto Iacoi ha partecipato a manifestazioni fuori dall'orario di lavoro e senza indossare l'uniforme in ossequio alla legge. Terzo: il procedimento disciplinare è stato instaurato oltre i termini di 90 giorni stabiliti dalle norme. Il caso scotta sempre di più e due giorni fa ne parla il Giornale .

Di fronte all'accusa di voler mettere un illegittimo bavaglio a un poliziotto perché berlusconiano, la polizia decide di diramare una nota, peraltro anonima: «Il dipartimento di Pubblica sicurezza precisa che presso la Commissione... È stato aperto un procedimento amministrativo volto a valutare alcuni comportamenti tenuti dall'assistente Giovanni Iacoi che non hanno nulla a che vedere con la dichiarata appartenenza al movimento Esercito di Silvio». Falso. Perché nel documento 182 del 16 luglio 2015 si legge testuale: «Emerge in modo evidente l'incompatibilità tra la propaganda politica, materializzata con l'incarico di coordinatore del Lazio dell'Esercito di Silvio e il rapporto di servizio con l'Amministrazione della Pubblica sicurezza, da Lei palesemente esternato nel suo profilo Facebook ...».

Simone Furlan è allibito e giura: «A

questo punto esigo che Renzi ed Alfano facciano luce sulla vicenda; non si può essere vaghi su una questione che tocca la vita di una persona e la libertà di tutti. E siamo pronti a scendere in piazza davanti a palazzo Chigi».

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