L'effetto-Trump è svanito? Il «tycoon» sembra il Titanic

In una settimana il candidato repubblicano è riuscito a disperdere consensi e fortuna. E non ha più soldi

L'effetto-Trump è svanito? Il «tycoon» sembra il Titanic

Passata l'euforia e il balzo nei sondaggi dopo lo show della sua Convention, Donald Trump da una settimana sta colando a picco e anche la stampa amica come il Wall Street Journal ha smesso di sostenerlo perché ne ha combinate troppe. Non che il campo democratico sia messo molto meglio perché la candidatura della Clinton si regge a forza di iniezioni miliardarie, pubblicità massiccia e una coreografia dispendiosa che la accompagna come un gigantesco matrimonio, o funerale. La Clinton è in testa, ma la qualità dello scontro è bassa: «Si sta diffondendo un neologismo che non avevo mai sentito dice la commentatrice Peggy Noonan ed è kakistocracy, un grecismo per dire il governo del peggio, la politica rivoltante».

La Clinton per ora stacca il rivale Trump di ben 9 punti, 43 a 34 (esistono in gara anche il libertario Gary Johnson con un buon dieci per cento e la verde Jill Stein con il cinque per cento) e se The Donald seguiterà a commettere altri errori andrà incontro alla catastrofe. Anzi, con una dichiarazione a sorpresa, visto il suo carattere fin troppo sicuro di sé, ha già detto che se per caso le elezioni di novembre dovessero andare male per lui, ciò vorrebbe senz'altro dire che sono state «rigged», truccate. Questo è accaduto dopo che Barack Obama, presidente in carica, chiamandolo per nome, ha detto che il candidato repubblicano non è all'altezza della presidenza per evidenti disturbi di personalità e di ignoranza.

Se Trump non avesse fatto gli errori che ha fatto come negare il sostegno a Paul Ryan per il rinnovo della sua carica di Chairman del Congresso, cosa che lo ha messo subito in conflitto con il suo possibile vicepresidente Mike Pence forse la Clinton sarebbe affondata nelle sabbie mobili delle email segrete riservate che lei ha trasferito sul suo server di posta personale mettendo a rischio la sicurezza del Paese. Hillary dice in proposito di essere stata totalmente scagionata dal direttore dell'Fbi James Comey che secondo lei avrebbe certificato la sua buona fede, mentre invece Comey ha soltanto detto che non consiglia un procedimento penale, rimproverando però a Hillary Clinton di essere stata «sloppy», trasandata con i documenti segreti che non le appartengono.

Un tale verdetto avrebbe tagliato le gambe di qualsiasi candidato, purché non avesse avuto come avversario un uomo bizzarro come The Donald che ha ingaggiato una poco nobile guerra contro il signor Khizr Khan, padre pakistano di un capitano dell'esercito americano morto in Irak per salvare i suoi soldati durante un attacco suicida. Il signor Khan era stato, con sua moglie - una «Gold Star Family» dal nome della medaglia concessa alla memoria del figlio - il pezzo forte della convention democratica dove aveva esclamato: «Ma lei, signor Trump, ha mai letto la Costituzione degli Stati Uniti? Questa è la mia copia. La vuole?».

Un altro handicap del candidato repubblicano è che non ha soldi: lui è ricchissimo, ma non ha grandi finanziatori. Questa settimana ha raccolto varie collette, ma si tratta di spiccioli mesi insieme dai suoi fans, come ha fatto finora Bernie Sanders. Per un bizzarro meccanismo della politica americana, i finanziamenti concessi a un candidato sono una prova della sua popolarità: se nessuno viene a riempire il tuo cappello mentre suona vuol dire che suona male. All'opposto, la Clinton trasuda milioni di dollari delle maggiori compagnie e corporazioni, soldi che può sbandierare come un segno di successo alla maniera calvinista: Dio premia i suoi prescelti.

Per risalire la china Trump cerca accordi con le grandi aziende per offrire ai lavoratori bianchi non laureati (il suo elettorato) qualche prospettiva concreta. Intanto, ha accusato la Clinton di aver autorizzato il versamento di quattrocentomila dollari per la liberazione di quattro americani prigionieri in Iran e la Clinton gli ha dato del pazzo. L'elettorato americano, di destra e di sinistra, per non dire di quello di centro, è attonito. Mai nelle campagne presidenziali il livello era sceso così in basso.

Un sondaggio del Wall Street Journal e di NBC Polls dimostra che entrambi i candidati presidenziali vengono considerati dagli elettori politicamente insignificanti e pericolosi. La Clinton è migliorata un po' nell'immagine anche se soltanto il 37 per cento degli elettori la vede positivamente mentre il 53 la detesta.

Quanto a Trump le sue uscite sulla Russia hanno imbarazzato anche il Cremlino impropriamente chiamato in causa. Lo stesso effetto hanno fatto le sue uscite sull'Ucraina e la questione delle molestie sessuali, argomento sul quale è tornato a litigare con la giornalista televisiva Magyn Kelly sul cui conto aveva fatto all'inizio della campagna allusioni al ciclo mestruale: «I suoi occhi sono iniettati di sangue e non soltanto gli occhi...».

Infine,

circolano battute sul narcisismo di Trump il quale, quando si vede sullo schermo, chiama i collaboratori gridando: «Guardate che energia! Questo Trump è troppo forte, non può che vincere!». E con animo lieto salta e balla.

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