Roma - L'associazione ProVita promuove una petizione che punta a rendere le donne maggiormente consapevoli di quello che significa affrontare una interruzione di gravidanza. La petizione è stata presentata in Senato e subito si è scatenata la polemica. Da un lato esponenti della Lega, di Forza Italia e di Fdi favorevoli all'iniziativa, dall'altra il Pd e tra gli altri l'associazione Coscioni, impegnata sul fronte delle battaglie civili, che parla di un «ritorno all'oscurantismo» anche perché l'obiettivo esplicito della conferenza stampa era un attacco diretto alla 194, la legge sull'aborto.
«In un Paese dove si parla costantemente di consenso informato e di autodeterminazione non si informano le donne - dice Toni Brandi, presidente di ProVita -. Se si prende il più innocuo farmaco, c'è il bugiardino che informa su tutto ma se una donna vuole abortire non viene data alcuna informazione sulle conseguenze fisiche e psichiche». La petizione, lanciata sul sito notizieprovita.it, chiede «al ministero della Salute di diffondere le informazioni relative ai danni che l'aborto può causare alla salute delle donne». E la senatrice della Lega, Raffaella Marin, cita un'analisi inglese che evidenzia l'aumento del numero di suicidi, più 155 per cento tra le donne che hanno abortito. La senatrice Isabella Rauti di Fratelli d'Italia sostiene la petizione «perché tocca un vulnus che non ha trovato soluzione dal 1978 ad oggi: non si parla dei rischi dell'aborto per le donne».
Ma è il senatore della Lega Simone Pillon, animatore del Family Day, a lanciare l'attacco diretto alla 194.
«È diventata una sorta di passe-partout per sostenere il diritto all'aborto, ma la legge non prevede un tale diritto - dice Pillon- L'aborto resta infatti un reato ad esclusione dei giustificativi previsti dalla normativa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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