Ci sono tutte le anime di un'Italia lacerata a danzare attorno ai bambini stranieri delle scuole di Lodi, rimasti senza mensa a causa del regolamento della giunta leghista. Ci sono l'anima legalista, quella propagandista, quella buonista, tutte schierate dietro le trincee delle loro opinabili verità. E ci sono anche le due anime del governo Arlecchino, servitore di due padroni.
Ieri queste identità sono entrate in rotta di collisione. I leghisti da un lato a confermare la bontà della decisione della giunta della città lombarda e i pentastellati dall'altro sospesi tra un silenzio ambiguo e un esplicito disaccordo.Espresso senza giri di parole dal presidente della Camera Roberto Fico, quello che tra i «gialli» guarda da sempre più a sinistra: «Quando si fa una delibera che, in modo conscio o inconscio, crea delle discriminazioni così importanti, si deve chiedere solamente scusa. E se la delibera va a discriminare dei bambini per me questa è una politica sbagliata». Per Fico la buona notizia sono i 60mila euro raccolti in un paio di giorni dal coordinamento «Uguali Doveri», che ha deciso di aiutare in questo modo le 316 famiglie di immigrati che, non avendo presentato la documentazione richiesta dalla giunta leghista circa il mancato possesso in patria di beni immobiliari e patrimoni, si sono trovate con una sorta di «presunzione di colpa» assegnate alla categoria di reddito più alta, vedendo così aumentare da 2 a 5 euro il costo giornaliero della mensa. «Ci rendiamo conto di come - ha detto Fico - ogni volta che si crea un'ingiustizia o una discriminazione il nostro Paese è sempre pronto a rispondere».
Poi, naturalmente, c'è Matteo Salvini. Che in vicende come queste è sempre in prima linea. Se domenica il vicepremier e ministro dell'Interno sembrava essersi ammorbidito («il Comune si fiderà della buona fede»), ieri è tornato sulle barricate: «Il sindaco di Lodi - scrive su Facebook - vuole controllare che tutti quelli che devono paghino la mensa scolastica dei figli? Fa bene!!! Basta coi furbetti, se c'è gente che al suo Paese ha case, terreni e soldi, perché dovremmo dare loro dei servizi gratis, mentre gli Italiani pagano tutto? Quanti immigrati hanno una casa popolare anche se hanno case al loro Paese? Quanti prendono contributi e pensioni e se le godono al loro Paese?». Quindi lo slogan: «Basta, la pacchia è finita. Non è razzismo, è solo giustizia e buon senso». Salvini ha anche annunciato che andrà a trovare la sindaca di Lodi Sara Casanova «per portare tutta la mia solidarietà».
Sindaca che ieri si è barricata nel palazzo di piazza Broletto affidando il suo pensiero a una nota in cui ha confermato che il contestato regolamento «rimane in vigore, la legge deve sempre valere per tutti». Nel comune lombardo si lavora alla stesura di nuove linee guida per agevolarne l'applicazione della delibera. Le proteste però proseguono. Oggi ci saranno 12 ore di presidio davanti al comune organizzate dal coordinamento Uguali Doveri, secondo cui anche altre amministrazioni lombarde (tra le quali Vigevano e San Giuliano Milanese) sembrebbero intenzionate ad adottare il regolamento lodigiano, che origina da una delibera regionale.
Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del Pd Maurizio Martina, secondo cui si tratta dell'«ennesima propaganda sulla pelle dei bambini e sinceramente è
vergognoso». «La cosa impressionante - fa notare il reggente Dem - è che non si trattava di famiglie morose ma stiamo parlando di un'amministrazione che sceglie per regolamento di discriminare in premessa. È una follia».
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