Roma Divisi dalla base. A rendere complicata la convivenza al governo di pentastellati e leghisti, già da prima del varo, c'è il diverso sentire dei rispettivi elettorati. Mai stati vicini, e addirittura lontanissimi su certi temi, che pure inevitabilmente all'esecutivo gialloverde tocca affrontare.
Tra questi, per esempio, Tap, Tav e Ilva. Perché su grandi opere e infrastrutture Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono su posizioni ben differenti. Non è un caso che mentre i vertici grillini lanciano bombe contro l'Alta velocità, criticano il gasdotto e storcono il naso sull'Ilva, il leader leghista scelga una linea opposta. Ricordando i risparmi che comporterebbe la Tap, sostenendo che lui sulla Tav andrebbe avanti e definendo «impensabile» che l'Ilva possa chiudere. Sensibilità differenti, magari. Ma soprattutto la consapevolezza che la propria base la pensa così. Un discorso che vale più per la Lega che per il M5s, dove l'elettorato, sul punto è più diviso. E a dimostrarlo, ecco il sondaggio di Swg, che a fine luglio ha intervistato un campione di mille over 18 sull'argomento, per chiedere che cosa ne pensano gli italiani delle grandi opere, e per capire quanto pesano i partiti del «sì» e del «no» nel Bel Paese.
Quello che è emerso è che agli italiani piace più il «sì» del «no». Tanto che sulla contestatissima Tav c'è metà del campione (il 49 per cento) pronto a giurare che si tratti di un'opera «indispensabile», contro un 30 per cento che vorrebbe invece «fermarla». Stessa percentuale per il Mose di Venezia, mentre per la Tap la percentuale scende di poco (44 per cento contro un 28 per cento di contrari), e persino sull'Ilva sono d'accordo con Salvini 41 italiani su 100, mentre solo 31 vorrebbero spegnere gli altoforni. Unica opera «non gradita», dopo anni di parole, è il ponte sullo Stretto, dove prevale il partito del no 53-30.
Ma se il risultato sembra già dare ragione a Salvini, disaggregando le risposte per appartenenza politica si ottengono dati ancora più eclatanti. Perché gli elettori del Carroccio sono ancora più entusiasti sostenitori del «sì»: 64 su 100 vogliono la Torino-Lione, 54 su 100 guardano con favore al gasdotto Trans-adriatico, e pure l'Ilva è ritenuta indispensabile da 48 elettori leghisti su 100. E il dato sale, e di tanto, considerando l'intero centrodestra, con l'elettorato di Forza Italia che sposa il «sì» con percentuali bulgare. Dunque, per quanto Di Maio si mostri ottimista su un accordo con Salvini, quest'ultimo ha ottime ragioni per non muoversi dalle sue posizioni. Semmai è il grillino che potrebbe ripensare le proprie.
Perché persino i Cinque Stelle intervistati non sembrano così massicciamente contrari: il 35 per cento del campione pentastellato che ha risposto al sondaggio pensa che Tav, Tap e Ilva (34%) siano indispensabili. E tre grillini su dieci vorrebbero addirittura il ponte sullo Stretto, con buona pace di Beppe.MMO
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