La notizia non è arrivata dal Quirinale, ma dalla radio. L'esito della seconda e ultima giornata di consultazioni, quella che ha visto la delegazione della Lega incontrare il capo dello Stato, s'è chiusa con un esito imprevisto: la chiusura di Forza Italia ai Cinque Stelle è stata mal digerita dal Carroccio che ha palesato il proprio disappunto. «Oggi Berlusconi ha messo un punto fermo rispetto al fatto che il M5s non deve andare al governo: hanno preso il 32%, è difficile tenerli fuori in una fase come questa», ha dichiarato il capogruppo alla Camera, Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Matteo Salvini, sottolineando che «secondo me, tatticamente Berlusconi ha sbagliato, ha alzato la palla a Di Maio che l'ha semplicemente schiacciata: ha avuto gioco facile oggi pomeriggio ed è finito il cinema».
D'altronde, lo stesso segretario della Lega al termine del colloquio con il presidente Mattarella aveva indicato una linea divergente rispetto a quella tracciata dal Cav. «Se ciascuno rimane sulle sue impuntature, sui suoi personalismi, sui suoi ragionamenti di partito, il governo non nasce», ha detto Salvini rimarcando che la Lega lavora a «un governo che duri cinque anni, ovviamente partendo dal centrodestra che ha vinto le elezioni e, numeri alla mano, coinvolgendo i Cinque Stelle, altre soluzioni sarebbero improvvisate» ribadendo il proprio «no a governi a tempo o raccogliticci».
Il fatto che nel centrodestra non vi sia stata univocità di posizioni - e la sottolineatura del «Capitano» è un messaggio a Berlusconi - ha indispettito molto il vertice. Tant'è vero che, oltre a puntualizzare la ferma opposizione a un esecutivo del presidente, si è riferito al Pd dicendo «chi ha perso le elezioni le ha perse» evidenziando l'impossibilità di andare a Palazzo Chigi con i renziani o con i post-renziani, ipotesi che a Via Bellerio si mormora non dispiaccia al Cav. Per i leghisti sarebbe Giuliano Amato il capo di questo «fantomatico» esecutivo.
Ecco perché Salvini ha ripetuto come un mantra che intende «lavorare per un governo che duri 5 anni e abbia l'interesse dell'Italia come priorità, per riportare l'Italia a contare a Bruxelles, senza dover rincorrere le spinte franco-tedesche o inseguire le scelte di Merkel e Macron, che sicuramente non hanno fatto bene all'economia italiana». Per questo motivo ha intenzione di rispondere all'appello di Di Maio incontrandolo «alla luce del sole». L'attacco alla cancelliera tedesca, che è esponente del Ppe (lo stesso gruppo di Forza Italia), e l'accoglimento della proposta pentastellata sono segnali evidenti di una frizione (se non di una frattura) nell'attuale centrodestra.
E in questa prospettiva si può leggere l'ipotesi di elezioni (mai citata da Fi, invece) come unica alternativa al governo con i grillini. «Andiamo in Parlamento se ci sono i numeri certi, altrimenti si torna al voto: la Lega è un partito nato tra la gente figuriamoci se abbiamo paura di tornare alle elezioni», ha aggiunto. Non a caso, uscito dal Quirinale, il leader leghista si è recato in visita all'Ugl, sindacato con il quale ha un'interlocuzione particolare.
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