L'ente è soppresso ma la tassa rimane (a nostra insaputa)

Dal balzello per l'Onpi abolito nel 1977 lo Stato incassa 2,5 milioni l'anno. L'Enam invece costa 200 euro ai docenti. Ecco le trattenute invisibili

L'ente è soppresso ma la tassa rimane (a nostra insaputa)

È un po' come arrivare al casello, pagare il pedaggio e scoprire che l'autostrada è stata sostituita da un sentiero tra i campi. Un paradosso, ma estremamente realistico se si vive in Italia, dove certe strane trattenute in busta paga sopravvivono più di Matusalemme. Passano ministri, presidenti e onorevoli, ma quei piccoli e meno piccoli scippi in busta paga, sono come lo sporco più sporco: indelebili. Anche se sparisce l'ente che la trattenuta dovrebbe finanziare.

La più nota è la misteriosa voce che compare nelle buste paga di tutti i pensionati, la «trattenuta ex Onpi». Milioni di pensionati la subiscono passivamente ogni mese perché in fondo è irrisoria, appena un centesimo. Ma supponendola applicata a tutti 20,8 milioni di assegni previdenziali erogati ogni mese, si arriva a mettere insieme un tesoretto di 2,5 milioni l'anno. E cosa ci fa l'Opera nazionale pensionati d'Italia? Assolutamente nulla, anche perché l'ente, che aveva sede a Trieste e gestiva case di riposo, è stato soppresso nel lontano 1977. Un caro estinto la cui lapide commemorativa è una mini tassa. Che finisce nelle casse del Tesoro, senza alcuna giustificazione né vantaggio per i pensionati medesimi.

Schema in fotocopia di quanto accade con la trattenuta per sovvenzionare l'ex Enam, altro vecchio ente solidaristico creato per erogare piccoli prestiti, borse di studio e soggiorni terapeutici ai docenti della scuola primaria e dell'infanzia. I quali in cambio pagavano un contributo dello 0,8% mensile. L'ex Enam è stato soppresso nel 2010 e accorpato all'Inpdap, a sua volta cancellato nel 2012 e confluito nell'Inps. Un girotondo burocratico durante il quale l'ente è sparito, ma la tassa che li finanziava è ancora lì. E qui parliamo di soldi veri, anche 200 euro l'anno, che sulla busta paga di un insegnante un peso ce l'hanno. E infatti da tempo c'è una campagna per rimuovere la trattenuta. «È anacronistica e insensata, continuiamo a lottare», dice Marcello Pacifici, presidente del sindacato Anief. L'Inps fa muro, fornendo a suo tempo una spiegazione assai rivelatrice: «Occorre precisare che la trattenuta non può essere revocata in quanto prevista da una norma che non è stata abrogata con la legge di soppressione dell'Enam». La dice lunga sul tormentone dell'abolizione degli enti inutili: è fumo negli occhi, perché avrebbe senso abolirli solo se si traducessero in tagli alle imposte. Cosa che invece il legislatore non fa, come ha specificato l'Inps.

Ai cittadini non resta che lottare contro un sistema fiscale e previdenziale che continua pervicacemente a non rispettare l'utente. Il quale non resta che il tribunale. Come nel caso del Tfs, Trattamento di fine servizio, l'equivalente del Tfr per i dipendenti pubblici. Gli assunti dal 2000 in poi sono stati «trasferiti» per legge al sistema del Tfr, che è a carico del datore di lavoro, ma il prelievo del 2,50% per il Tfs è rimasto. Secondo l'Anief, se il tribunale desse ragione ai dipendenti pubblici, lo Stato dovrebbe rimborsare loro 7 miliardi.

Ma tutto sommato è un'eventualità rara. Nel Paese delle trattenute fantasma sopravvivono ancora 23 centesimi di accise obsolete su ogni litro di benzina. Compresa quella che finanzia la guerra di Abissinia. Stai a vedere che è apologia di fascismo...

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