Se c'è giustizia a questo mondo, essa va cercata nelle pieghe, nelle sfumature, nei dettagli. Nel microcosmo, nei batteri, nei dati infinitesimali. Nei decimali.
È per questo che va accolta con la lietezza di un buon bicchiere la prima notizia discreta che si scorge a sinistra da parecchi mesi (anni?). In attesa della scomparsa non prematura del Pd, che sarebbe l'evento maggiore, accontentiamoci di quello minore: il sorpasso di Potere al Popolo su Liberi e Uguali. Ovviamente, stiamo parlando di Pizzighettone-Casalpusterlengo che finisce sorprendentemente 0-1 per gli ospiti al 90.mo minuto. Ma ci accontentiamo e, come la trentasettenne Viola Carofalo la sera del 4 marzo salutava l'1,2 per cento ottenuto in soli tre mesi dal nulla, dedicheremo al Pizzighettone ormai libero (dal posto) e uguale (nel disastro) lo stesso pensiero minimo: «Siamo contenti e continuiamo a bere».
Era abbastanza nell'aria, il dato del solito sondaggio offerto da Swg attraverso il tg La7: 2,5 a 2,4 dopo inseguimento durato per mesi. È chiaro come i popolari di Potere al popolo, in tempo di populismo, sovranismo e popolarità facile, partissero avvantaggiati. Ma molta della colpa va attribuita anche ai padroni di casa della sinistra, perché ad appesantirsi con certi personaggi sul groppone ci vuole davvero una sconsiderata faccia tosta e una gran voglia di farsi male. Passi per il buon Pier Luigi Bersani, che paciosamente ha capito di doversi ormai ritagliare un precoce posto da vecchio saggio. Ma l'ex presidente del Senato, Pietro Grasso, diciamoci la verità: come e a chi è venuto in mente di schierarlo addirittura come leader? Non registrato più da nessun sismografo, Grasso compare solo per le commemorazioni dei grandi dai quali ha ricevuto tanta grazia (tipo Borsellino). Oppure, tanto per sentirsi ancora cinto d'ermellino, esonda piaggeria per il capo dello Stato in frasi coraggiose, tipo: «Grazie Mattarella per la saggezza e l'esempio». Detto di D'Alema, capace di essersi fatto stritolare in Salento dal ministro Barabara Lezzi (quella che oramai viene spernacchiata per strada sulla Tap), il quale frequenta solo cantine per dimenticare, non si vorrà certo infierire sui giovani. Speranza dissipata in un bah: l'Omonimo ex capogruppo pd spera solo che Renzi si faccia un partito suo, per tornare a casa, Fratoianni s'è imbarcato sulle navi Ong e chissà che non continui la carriera marittima, Scotto inonda di sms gli amici per elaborare il lutto.
Abbiamo lasciato per ultima la palla al piede di Leu, partito il cui sito ufficiale non viene ormai più aggiornato dal 5 luglio, segnale di un disfacimento inarrestabile. L'altro segnale è appunto mantenere come unica forma di vita le dichiarazioni dell'ex miracolata della Camera, Laura Boldrini, un nome ormai garanzia di sconfitta e scontatezza.
Chi se l'è inventata in politica dovrebbe riflettere, magari prendendo spunto dai napoletani dell'agile Pap. Si danno da fare come matti, bevono e gioiscono sul sito: «Ci siamo! Adesioni, campeggio, opposizione: i prossimi passi di Pap». E se questo è il grido di battaglia, prosit.
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