Alfonso Signorini, direttore del mondadoriano Chi , settimanale di gossip, avendo pubblicato alcune fotografie del ministro Marianna Madia impegnata a ciucciare un sorbetto, sormontata dal titolo: «Ci sa fare col gelato», è finito nelle grane, addirittura sottoposto a procedimento disciplinare da parte dell'Ordine dei giornalisti. Quasi tutti gli rimproverano di avere agito scorrettamente, poiché le istantanee sarebbero state rubate mentre la signora era seduta in auto, la propria, ovvero un luogo privato. Ignoro se la macchina sia davvero inviolabile dal teleobiettivo, ma le polemiche scatenate dal servizietto giornalistico mi sembrano comunque eccessive rispetto al fatto.
Cosa c'è di male a leccare un gelato? E cosa c'è di male a ritrarre la leccatrice, sia pure con l'aggiunta di un commentino non elegantissimo? Quanto poi all'intervento improvvido della Corporazione (superflua) degli scribi, osservo che si tratta di una forma intimidatoria di censura a posteriori. Il diritto di cronaca (e di divulgare documentazioni fotografiche) supera - deve superare - le pruderie di moda da quando la sinistra generica è diventata bigotta, sessuofoba, negatrice dell'amore libero, della coppia aperta eccetera.
Durante il «regno» di Berlusconi, i progressisti avevano scoperto che un premier non può scopare con chi gli garba; adesso che comandano loro si sono spinti a considerare reato fotografare una compagna ministra che si sta gustando un cono; un atto, quello di succhiare, che evocherebbe il sesso orale. Signorini, pertanto, sia condannato, sospeso dalla professione, magari radiato per aver osato mostrare una renziana con la lingua in azione.
Certe immagini sbattute in pagina non costituiscono un esempio fulgido di buon gusto, ma nemmeno la prova di una violazione della legge. Quale legge? La realtà, anche la più banale (e squallida), non può essere censurata, altrimenti si offendono la democrazia, la libertà di ciucciare e di inquadrare chi ciuccia. Anni fa fu colta Nilde Iotti, presidente della Camera, con un dito infilato in una narice. Pubblicai l'istantanea sull' Indipendente e non venni denunciato, ovviamente. Nel 2011 Chi stampò alcune foto mie, seduto in un ristorante con accanto l'onorevole Melania Rizzoli; e il titolo era: Feltri scala la Rizzoli. Nessuno fiatò. L'Ordine dei pennini, zitto.
Per il ministro Madia, invece, si è mobilitato il mondo intero al grido: lasciate che Madia lecchi ciò che le pare, ma in segreto. Leccate leccate, qualcosa sulla lingua vi resterà appiccicato. Peggio della volgarità c'è solo l'ipocrisia. In un Paese di leccaculo ci si stupisce che una lecchi qualcos'altro davanti al reporter.
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