L'imbarazzante balletto di Di Maio sui Benetton nel mirino di Consob

Il ministro aveva definito Atlantia «decotta»: «In Alitalia? Farebbe cadere pure gli aerei»

L'imbarazzante balletto di Di Maio sui Benetton nel mirino di Consob

Da «dannati» a «uomini della Provvidenza». La selezione di Atlantia dei Benetton come partner della cordata per rilanciare Alitalia con Ferrovie, Delta e Tesoro ha indotto il ministro dello Sviluppo e vicepremier, Luigi Di Maio, a una giravolta. Non inconsueta visto che su ex Ilva, Tav e gasdotto Tap il capo politico pentastellato è stato costretto a numerose retromarce, ma certamente questa è la più clamorosa vista l'impegno personale profuso contro la holding di Ponzano Veneto guidata dall'amministratore delegato Giovanni Castellucci. Lo scorso 27 giugno dal pulpito di Porta a porta Di Maio si era scagliato in un'invettiva contro Atlantia, ritenendola inadatta. «Abbiamo detto l'anno scorso ai funerali delle vittime del Ponte Morandi che avremmo revocato le concessioni e personalmente spero che la commissione di esperti del Mit ci dia i presupposti», aveva dichiarato precisando che «nel momento in cui il governo revocherà le concessioni Atlantia diventerà un'azienda in difficoltà». Niente di nuovo per un politico che non aveva avuto ritrosie nel definire «vergognosi» i Benetton per non aver fatto atto di contrizione pubblico dopo la tragedia di Genova. L'atteggiamento zen di Luciano, il capofamiglia, ha consentito di evitare l'escalation.

Poi rincarò la dose: «Se la mettiamo dentro Alitalia, la trascina a picco, fa precipitare gli aerei. Se l'obiettivo è rilanciare Alitalia, non si può fare con un'azienda a cui andiamo a revocare le concessioni, è come metterti dentro un'azienda decotta, esponi ai rischi non solo Autostrade ma anche Alitalia». E intanto la Consob «ha avviato un'indagine per verificare l'impatto delle dichiarazioni su Atlantia», ha annunciato la deputata Pd, Raffaella Paita che segnalò all'Authority quel comportamento irrituale che produsse un repentino calo del titolo a Piazza Affari.

Due settimane più tardi, il 15 luglio, Atlantia è stata selezionata dalle Ferrovie come partner. Di Maio aveva due opzioni. Ammettere la sconfitta personale e confessare di aver spinto fino all'ultimo per far entrare il gruppo Toto e depotenziare il ruolo dei suoi avversari. Oppure fare finta di nulla e celebrare la conclusione della prima parte dell'iter per il nuovo salvataggio di Alitalia. Ha scelto la seconda. «Oggi possiamo dire di aver posto le basi per il rilancio di Alitalia!», ha chiosato aggiungendo che «siamo riusciti a trovare una soluzione e questo è un grande risultato», ma «sulla revoca della concessione non indietreggiamo di un solo centimetro». Ieri, poi, ha cercato anche di condizionare il nuovo piano industriale affermando che «non deve sacrificare l'occupazione». Un gesto autoconsolatorio visto che Atlantia intende ridiscutere le strategie delineate da Fs e Delta.

Da Forza Italia al Pd è stato tutto un susseguirsi di battute. Per Mara Carfagna «Di Maio si arrampica sugli specchi», mentre l'ex premier Matteo renzi si è domandato se «sia pazzo o finga di esserlo». A fare da guardaspalle al vicepremier ci ha pensato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.

La scelta di Atlantia come partner di Fs per Alitalia e la revoca delle concessioni autostradali, ha spiegato, «sono due strade totalmente separate che non si incontreranno mai: nessuno deve permettersi di fare gossip dicendo che abbiamo cambiato linea». E se lo dice Toninelli...

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