La legge è uguale per tutti? Sì ma, forse, ancora per poco. Alcune parlamentari del Pd come Titti Di Salvo hanno presentato una una proposta di legge che tende a eliminare le discriminazioni linguistiche negli atti pubblici e amministrativi.
La nuova dicitura, quindi, pottebbe essere "la legge è uguale per tutti e tutte". I termini che si riferiscono alle professioni come presidente, professore, medico potrebbero diventare "presidenta", "professora" o "medica/mediche" (facilmente confondibili con parole già in uso). Sarebbe, inoltre, vietato usare il genere maschile se parliamo dell' intera umanità, sia uomini sia donne come nella frase "l' uomo ha bisogno di credere in valori". Secondo le donne del Pd, dall'entrerà in vigore della nuova legge si dovrà dire: "l' uomo e la donna hanno bisogno di credere in valori".
La singolarità di questa riforma, spiega il Messaggero che riporta la notizia, non sta solo nel tentativo di cambiare ex novo una lingua che è il frutto di un' evoluzione millenaria ma nel proporre una nuova fattispecie di reato "relativa alla violenza maschile contro le donne", per evitare "un effetto neutralizzante della specificità della violenza nei confronti delle donne", e per "far emergere la corrispondenza tra l' atto compiuto e l' intenzione e tra l' atto compiuto e la realtà di contesto". Un simile esperimento è già fallito in Francia dove il governo ha deciso che atti amministrativi e norme di legge saranno esenti da simili stravaganze linguistiche.
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