Al cavallo si riconoscono mille qualità: l'imponenza fisica associata a un'andatura di eleganza unica, tra gli animali domestici, è forse quella più apprezzata. Se però si pensa all'intelligenza, il cavallo passa in secondo piano e c'è chi arriva a giudicarlo, tout court, una bestia un tantino stupida. Una delle motivazioni è quella secondo cui, se il cavallo fosse realmente intelligente, si renderebbe conto della sua forza e non si farebbe sottomettere dall'uomo, che è un organismo fisicamente molto più debole.
Studi recenti hanno dimostrato che l'animale in grado di formare una mandria possiede elevate capacità di comunicazione e può leggere le emozioni dei suoi pari attraverso espressioni facciali e chiamate di contatto, come i nitriti. I cavalli sono stati a lungo usati come animali da lavoro e come animali da compagnia, nello sport e nel tempo libero, stabilendo strette relazioni con gli umani, esattamente come accade per cani e gatti. Si sa che i cani mettono in relazione le espressioni facciali e le voci umane per percepirne le emozioni, ma non era noto se i cavalli potessero fare altrettanto.
In una ricerca, pubblicata su Scientific Reports, il professor Ayaka Takimoto, assieme a diversi colleghi dell'Università di Hokkaido (Giappone), ha utilizzato il metodo di «violazione delle aspettative» per indagare se i cavalli percepiscono l'emozione umana, integrando l'espressione facciale e il tono della voce. Hanno anche testato se la familiarità tra il cavallo e la persona influiva sulla percezione dell'equino. Ai cavalli viene mostrata, su uno schermo, l'immagine di un'espressione facciale felice e di una arrabbiata, associate a voci umane preregistrate che indicano nel primo caso serenità e nel secondo rimprovero. Poi, i cavalli ricevono anche le condizioni incongruenti, ovvero l'espressione facciale felice associata al rimprovero e quella arrabbiata associata alla serenità, espresse con i toni della voce. I risultati hanno verificato che i cavalli mostravano reazioni due volte più veloci (indice di sorpresa), se gli veniva presentata la condizione incongruente, rispetto a quella congruente, indipendentemente dalla familiarità della persona. Inoltre, i cavalli hanno osservato le immagini una volta e mezzo più a lungo se gli si mostrava la condizione incongruente, quando la persona era a loro familiare. Questo suggerisce che i cavalli integrano espressioni facciali umane e toni della voce in modo da percepire le emozioni. Si è dunque verificata la violazione dell'aspettativa, quando i cavalli hanno sentito una voce umana il cui valore emotivo non era congruente con l'espressione facciale.
«Il nostro studio» dice Ayaka Takimoto dell'Università di Hokkaido, «potrebbe contribuire alla comprensione di come gli esseri umani e gli animali da compagnia inviano e ricevono segnali emotivi per approfondire le nostre relazioni. Tutto questo aiuterebbe di sicuro a stabilire una relazione migliore che enfatizzi il benessere degli animali». Alla fine, se non ci fosse il cavallo, saremmo ancora a trasportare tronchi da una caverna all'altra.
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