"L'ira dei migranti in rivolta. E noi barricati nei container"

Ribellione in un centro d'accoglienza, 25 operatori in ostaggio per una notte. La paura dei cittadini

"L'ira dei migranti in rivolta. E noi barricati nei container"

Tutti sapevano che prima o poi sarebbe successo. Bastava soltanto aspettare. L'ex base militare di Conetta, nel veneziano, frazione di 197 abitanti che ospita quasi 1500 profughi, era una bomba a orologeria pronta a esplodere. E lunedì è esplosa. In tutti i sensi.

Una giovane richiedente asilo, Sandrine Bakayoko, 25 anni, della Costa d'Avorio è morta. La donna stava facendo la doccia quando si è sentita male.

Inutile la corsa in ospedale, a Piove di Sacco, nel padovano, la giovane è morta durante il trasporto. Dopo la sua morte, gli immigrati del campo base hanno levato la protesta, impadronendosi del campo stesso.

«Da quel momento racconta Sante Nalin, cittadino di Conetta e rappresentante del comitato «Cona dice basta» si sono asserragliati davanti al cancello di entrata per non far uscire nessuno e hanno appiccato un falò di protesta».

«Non c'è cibo, non c'è acqua, non c'è riscaldamento», dicevano gli immigrati. Il falò veniva alimentato con dei bancali e di sera visibili erano le fiamme verso l'alto.

Venticinque operatori, tra cui due medici e un'infermiera ma una fonte de Il Giornale parla addirittura di alcuni operai che stavano lavorando alla rete fognaria sono rimasti intrappolati all'interno del campo, barricandosi, terrorizzati, dentro gli uffici amministrativi. Uscire era impossibile.

Attorno a loro i migranti bloccavano le uscite.

I volontari sono stati liberati all' 1.47 di notte, grazie a un dispiegamento cospicuo di forze dell'ordine.

Chi ha sentito i racconti dei colleghi, riferisce che gli operatori si erano chiusi in ufficio, in contatto con gli agenti, ogni tanto mandavano qualche messaggio, ma avevano i cellulari quasi scarichi; non vedevano l'ora di uscire e sentivano dare dei colpi. Qualcuno pare sia anche fuggito a piedi, lasciando lì l'auto.

«Sono in 50 mila ragazzi» ha detto un'operatrice, dopo la «liberazione» uscendo dal campo con la sua vettura. Alcuni avrebbero dovuto rincasare alle 19, altri alle 21.

Ma per Simone Borile, l'ex boss di Ecofficina, finita sotto inchiesta per truffa aggravata e falso materiale, ora diventata Edeco, sembra essere tutto normale.

«È un lavoro particolare dice a Il Giornale sono cose che possono succedere. Hanno messo delle panche davanti al cancello e si sono seduti lì. Insomma 20 persone ospitate su 1365 che fanno un picchetto davanti l'ingresso, non mi sembra una cosa così eclatante. Noi eravamo più preoccupati della gestione della povera giovane».

Ma dal fronte cittadino la gente ha paura. «Abbiamo perso la libertà del nostro piccolo paese tuona Sante Nalin e ormai questo sta diventando un lager». «Chiudete l'ex base di Conetta», incalza Mauro Armelao, segretario nazionale Ugl Polizia di Stato.

«Questo progetto aggiunge il sindaco di Cona, Alberto Panfilio è fallito. È ora di dire basta». «Il limite è stato oltrepassato dice Fabio Rampelli, capogruppo FDI-AN e il governo allertato sei mesi fa non ha preso alcun provvedimento. Necessaria l'espulsione».

Ieri la protesta è continuata. Sessanta ivoriani volevano bloccare l'entrata ai furgoni contenenti il cibo, per impedire a tutti di mangiare.

Il questore lagunare Angelo

Sanna, parlava con i migranti che chiedevano un incontro con il prefetto. Alle 13.39 il cibo è riuscito a entrare. In serata la nota dalla Prefettura che da questa mattina, 100 migranti saranno trasferiti in Emilia Romagna.

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