Dal ritorno dell'Eni a Teheran alla chance di vendere auto a 80 milioni di iraniani. La visita del presidente iraniano Rohani a Roma è stata preceduta da un fiorire di rosee prospettive di business per l'Italia, come l'appalto per tirar su tre ospedali assegnato al costruttore Pessina. Roma è storicamente un partner importante, i contatti con la Repubblica islamica non si sono mai interrotti e non è un caso che sia il primo Paese europeo visitato da Rohani dopo la fine delle sanzioni. Ma la sosta romana, per una singolare concidenza, avviene proprio alla vigilia del Giorno della Memoria. E la visita, che prevede incontri con Renzi e Mattarella ma anche con il Papa, inquieta non poco l'alleato israeliano che vuole metterci sull'avviso: «Siamo pragmatici, capiamo perché il vostro governo valuti opportuno di riaprire i rapporti - dice l'ambasciatore a Roma, Naor Gilon - ma l'Italia, come tutto l'Occidente, non può fidarsi totalmente dell'Iran».
Ambasciatore, quale pensa che possa essere il rischio?
«L'Iran è ancora una minaccia. Il grande rischio trascurato dell'accordo sul nucleare è che toglie le sanzioni senza porre alcuna condizione su tutte le altre loro politiche inaccettabili: violazioni dei diritti umani, interferenze nella politica dei Paesi vicini, dal Libano allo Yemen, volontà di distruggere Israele».
L'America rivendica la riapertura del dialogo come un successo.
«Per ammissione degli stessi Stati Uniti l'accordo serve solo a rinviare la questione nucleare di dieci-quindici anni. Per i tempi della politica iraniana un lasso di tempo come questo non è certo un problema. E ora che hanno ottenuto l'obiettivo che si erano prefissi, cancellare le sanzioni, su tutti gli altri temi metteranno alla prova in continuazione le reazioni dell'Occidente. Hanno già cominciato testando nuovi missili balistici. Di fronte alle contestazioni, risponderanno che non sono temi compresi nell'accordo sul nucleare».
Però l'Iran ora sta aiutando l'Occidente contro l'Isis
«Un altro grande errore: pensare che l'Iran sciita possa essere parte della soluzione contro l'instabilità in un Paese sunnita. L'instabilità è un obiettivo della politica regionale di Teheran, perseguito attraverso i propri emissari, Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen».
La visita di Rohani in Italia può diventare un problema nelle relazioni tra Italia e Israele?
«Siamo Paesi amici. I rapporti sono buoni anche con il governo attuale, ma a volte ci vogliono segnali concreti, oltre che le dichiarazioni di principio».
Secondo voi che segnale dovrebbe dare il governo Renzi in occasione di questa visita?
«Nessuno contesta il diritto a concludere affari e contratti, ma non vanno dimenticati gli altri temi, come il rispetto dei diritti umani da parte dell'Iran.
Rohani arriva a Roma alla vigilia della Giornata della memoria, mentre nel suo Paese, come ogni anno, viene bandito un concorso con premi in denaro per la migliore vignetta che prende in giro l'Olocausto. Sarebbe giusto che il governo italiano prendesse una posizione pubblica, non nel chiuso delle stanze, su almeno uno dei tanti temi che l'accordo sul nucleare non ha nemmeno scalfito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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