"L'Isis vuole ribaltare l'ordine mondiale"

Il docente: il Califfato può facilmente mettere in moto le sue risorse umane

"L'Isis vuole ribaltare l'ordine mondiale"

Professor Olivier Roy, la Spagna non era ancora stata toccata da questo drammatico anno di attentati.

«C'è stata Atocha nel 2004. La grande differenza è che gli attentati in Spagna sono generalmente commessi da Marocchini di prima generazione. Qui ad avere un ruolo non è la deculturalizzazione ma la vicinanza al Marocco. L'Isis prova a colpire ovunque riesce; è inutile domandarsi perché la Francia (il laicismo), perché la Gran Bretagna (il multiculturalismo), perché la Spagna. L'Isis può più facilmente mettere in moto risorse umane marocchine in Spagna che altrove».

Cosa è possibile fare adesso per spezzare questa catena di terrore?

«Possiamo interrogarci sull'importanza dei marocchini nelle reti terroristiche europee (ben più numerosi degli Algerini benché la popolazione algerina sia più numerosa e più segnata dal passato coloniale).

Come si spiega il minor impatto del terrorismo in Italia rispetto ad altri Paesi?

«Una delle polemiche in Francia è che esiste molta pressione sulla religione, non solo sull'Islam ma su tutte le religioni e così la religione scivola in mano ai radicali per la difficoltà della gente comune di essere visibile nello spazio pubblico».

Ritiene che questo fenomeno di espulsione dallo spazio pubblico della religione non esista in Italia?

«In Italia la religione è più accettata dalla gente, ha più cittadinanza nello spazio pubblico. In alcuni luoghi c'è razzismo verso l'Islam ma in altri luoghi c'è maggior accettazione della religione».

Pensa che a incidere sia anche il fatto che la presenza di comunità musulmane in Italia è più recente?

«Sì, questo è l'altro punto. In Italia hai meno seconde generazioni e noi possiamo vedere che in Francia, Germania, Belgio, Olanda, Danimarca la radicalizzazione investe le seconde generazioni o le terze. In Italia si è all'inizio ma il fenomeno».

In Italia possiamo aspettarci una maggiore radicalizzazione per il futuro?

«Per il futuro sì, anche se in Italia non c'è il fenomeno delle banlieue. Ci vuole molta attenzione a evitare l'effetto ghetto che ha avuto conseguenze molto negative in Francia e in Gran Bretagna. Bisogna lavorare per l'integrazione, soprattutto nelle scuole».

Cosa pensa dell'ipotesi di bloccare i migranti di cui si discute anche in Italia?

«Non è possibile, soprattutto se arrivano da Paesi in guerra civile e cercano una vita di pace, una vita migliore. Molti di loro sono lontani dall'Islam radicale. Vedremo con le seconde generazioni, ma nelle presenti circostanze non ci sono rifugiati tra i foreign fighters».

Nell'Isis è molto alto il numero dei convertiti. Perché questo legame tra religione e violenza?

«La percentuale di convertiti è del 25%. Il motivo è che esiste solo l'Isis se vuoi combattere l'ordine globale mondiale. Non ci sono altri estremismi o ideologie, c'è solo l'ideologia del mercato. Se cerchi una contestazione globale, radicale, se vuoi rompere con il mondo dei padri, soprattutto se sei donna, l'unico modo è convertirti all'Islam. Se diventi comunista, i genitori non se ne curano. È l'espressione dell'estrema rottura con la società».

Ma perché accade con l'islam e non con altre religioni?

«Quando rompi con la società sei violento.

Non è un'associazione tra Islam e violenza, Isis è un movimento violento che si oppone a tutta la società, a tutto l'ordine mondiale. Una volta era la sinistra estrema, ora è l'Isis una strada per distruggere l'ordine sociale».

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