"L'Islam è una religione che predica l'odio". E a 16 anni è costretta a lasciare la scuola

La ragazzina minacciata di morte per un post considerato blasfemo. Il caso diventa politico. Le Pen: «Non possiamo accettare che venga condannata»

"L'Islam è una religione che predica l'odio". E a 16 anni è costretta a lasciare la scuola

Minacciata di morte e di stupro per aver insultato l'islam. Lodio in rete, stavolta, si scaglia sulla studentessa 16enne Mila, rea di aver pubblicato un video su Instagram giudicato troppo virulento nella critica alla religione musulmana. Lei, francese dell'Isère, sta diventando un simbolo per due parti contrapposte: quelli che la considerano la nuova paladina della libertà d'espressione e chi invece vorrebbe condannarla, isolarla, lasciarla sola alle prese con una buriana che dal virtuale rischia di raggiungerla fin sotto casa.

Uno dei compagni di scuola ha infatti pensato bene di pubblicare il suo indirizzo on line. Domenica è scoppiato il caso e in pochi giorni è diventata un bersaglio reale, mentre in rete fioccano gli hashtag #IoSonoMila e il suo contraltare: #JenesuispasMila. Uno a supporto, l'altro di stigma. Ma cosa ha detto, Mila? E perché? Tutto è cominciato con una diretta su Instagram in cui un uomo cerca di importunarla in strada. Lei si allontana, filma. «Perché non mi piace che mi venga chiesta l'età a ripetizione, così ha iniziato a insultarmi», ha chiarito su Libération. La scuola ha invece preferito allontanarla affidandola agli psicologi. In un secondo video, dopo aver ricevuto le prime cyber-minacce, il tono di Mila diventa più acceso. «Un ragazzo ha iniziato a chiamarmi sporca lesbica, razzista. L'argomento è scivolato sulla religione e ho detto cosa ne pensavo». «La tua religione è una merda», risponde. Più tardi, si scusa sui social: «Mi dispiace, non volevo offendere. Ho parlato troppo velocemente. L'errore è umano». Ma era già diventata un bersaglio fisico e il suo video virale: rilanciato su Twitter da chi invitava a stuprarla, ha superato in poche ore 1,6 milioni di visualizzazioni. Blasfemia o diritto di critica? Due le inchieste della magistratura, che indaga anche sulle parole di Mila, per «incitamento all'odio razziale», e non solo su chi in rete la sta ancora minacciando di morte e stupro. Francia divisa in due. Chi ha ragione? Il magazine Têtu riferisce che alcuni uomini lunedì l'hanno aspettata davanti al suo liceo. Da allora non è più tornata nel plesso di Villefontaine. La scuola ha infatti deciso di non schierarsi. Abdallah Zekri, delegato generale del Consiglio francese per il culto musulmano (l'istituzione deputata a rappresentare i fedeli), taglia corto: «Chi semina vento, raccoglie tempesta», dice a Sud Radio lasciando i cronisti a bocca aperta.

Per Marine Le Pen, «le parole di questa ragazza sono la versione orale delle caricature di Charlie Hebdo. Volgari, ma non possiamo accettare che la condannino a morte in Francia nel XXI secolo». «La legge Avia (il testo «anti haters» di recente approvazione parlamentare, ndr) punirà gli islamisti che la minacciano su Internet o è riservato solo agli oppositori di Macron?», chiede il sovranista Nicolas Dupont-Aignan, già candidato alle presidenziali. Il caso rilancia il dibattito sul «reato di blasfemia». Non esiste infatti nella legge transalpina: «Possiamo insultare una religione, ma non dei cittadini per la loro appartenenza religiosa», spiega Nicolas Cadène, relatore dell'Osservatorio sulla laicità.

Michel Houellebecq nel 2002 definì l'islam «la religione più stupida» e fu assolto dall'accusa di istigazione all'odio. Oggi la Francia fa di nuovo i conti con i suoi fantasmi, tra politically correct e rischi concreti per una 16enne dalla lingua sciolta.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica