L'Italia è il peggior pagatore Ue: i debiti con le imprese non calano

Due anni fa Renzi si era impegnato ad estinguere il pregresso ma in realtà a fine 2015 lo Stato è ancora inadempiente per 61 miliardi di euro. E i tempi di accredito restano sui 131 giorni: ultimi in Europa

L'Italia è il peggior pagatore Ue: i debiti con le imprese non calano

Lo Stato italiano è ancora un pessimo pagatore. Sui debiti della Pubblica amministrazione verso i privati, l'Italia resta in cima a tutte le classifiche internazionali e i tempi in cui enti ed uffici saldano le fatture restano i più lunghi d'Europa. Il tema dei debiti della Pa è un po' uscito dall'attualità rispetto a due anni fa, quando il premier Matteo Renzi promise di andare a piedi a monte Senario se non li avesse estinti, ma il problema è lì. A ricordarlo è Bankitalia nella Relazione annuale, in un capitolo dedicato ai «debiti commerciali» delle amministrazioni pubbliche. Stime fatte direttamente da Palazzo Koch, visto che mancano dati ufficiali.

In media nel 2015 la Pa ha chiuso i suoi pagamenti verso i privati che hanno fornito beni e servizi in 115 giorni. Erano 120 nel 2014. Un miglioramento quindi c'è stato, ma l'Italia resta fuorilegge, visto che una direttiva europea (fortemente voluta dall'allora vicepresidente della Commissione Antonio Tajani oggi vicepresidente dell'Europarlamento) prevede che i pagamenti avvengano entro 30 giorni, al massimo 60 in casi particolari.

Lo stock del vecchio debito è a 65 miliardi. Nel 2014, ai tempi della promessa di Renzi, erano 70. Problema non risolto, quindi. Il livello, osserva Bankitalia, «resta notevolmente superiore a quello che sarebbe fisiologico». Lontano dai tempi di pagamento fissati dalle parti, ma anche rispetto alla direttiva europea che è stata recepita dall'Italia.

Sul tema ieri è intervenuto anche il centro studi Impresa Lavoro, che ieri ha stimato il totale dei debiti dello Stato verso imprese, professionisti e privati in genere a 61,1 miliardi. Dato del dicembre scorso, in calo rispetto ai 67,1 miliardi dello stesso mese 2014. I vecchi debiti della Pa sono stati sostituiti da nuovi, «si rigenerano con frequenza, dal momento che beni e servizi vengono forniti di continuo. Liquidare (e solo in parte) i debiti pregressi di per sé non riduce affatto lo stock complessivo: questo può avvenire soltanto nel caso in cui i nuovi debiti creatisi nel frattempo risultino inferiori a quelli oggetto di liquidazione», rileva il centro studi presieduto da Massimo Blasoni, presidente di Impresa Lavoro e imprenditore.

Il centro studi fornisce anche un dato inedito. Nel solo 2015 il ritardo nei pagamenti da parte degli enti pubblici è costato alle imprese 5,4 miliardi di euro, in leggero calo rispetto ai 6,1 miliardi del 2014. A pesare sulle imprese sono infatti anche i costi del credito concesso dalle banche.

«Le nostre imprese continuano a essere taglieggiate dallo Stato, caricate di tasse e balzelli, e al tempo stesso ignorate quando questo deve far fronte ai suoi obblighi contrattuali. In queste condizioni, quale ripresa economica possiamo attenderci?», commenta Blasoni.

I leggeri miglioramenti da quando il problema è entrato nell'agenda della politica, ormai cinque anni fa, non sottraggono l'Italia dalle prime posizioni nella lista degli stati con debiti commerciali più alti. Bankitalia nella relazione annuale ricorda che lo stock di debito rispetto al Pil in Italia è più alto di tutti i Paesi europei.

Sui tempi, Impresa Lavoro cita le stime dell'European payment report, secondo le quali i ritardi medi nei pagamenti del pubblico al privato, in Italia si attestano a 131 giorni. I Greci devono aspettare 16 giorni meno di noi. I tedeschi 116 giorni. Questo significa che in Germania i pagamenti arrivano in soli 15 giorni. Il vantaggio competitivo di avere uno stato efficiente.

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